Nella prima sala della collezione Beyeler, in genere dedicata ai quadri di Cézanne, si nota una presenza discretamente intrusa: una colonna grigio scura sta in mezzo al passaggio, di fronte a un paesaggio di Cézanne. Si tratta di Memling Down, lavoro creato da Louise Bourgeois (Parigi, 1911 – New York, 2010) nel 1951.
L’opera appare integrata rispetto agli altri quadri, con i quali peraltro non sembra avere particolari relazioni stilistiche. Restando però qualche momento a confronto con essa, ci si accorge che la metrica della colonna di parallelepipedi sovrapposti richiama fortemente la scala che campeggia nel sottobosco di Cézanne. Non è quindi vero che non ci siano relazioni fra le due opere, ma si tratta di relazioni tra alcune e altre forme presenti all’interno di esse, e la distanza tra i due lavori rafforza l’impatto esercitato da questo segmento di unione formale. Lo stesso succede con il rosso del raso di Untitled, del 2000, e il vestito rosso di Madame Cézanne nell’omonimo quadro, ma anche con la relazione che intercettiamo tra la sensorialità dei tessuti utilizzati nel lavoro di Louise Bourgeois e il modo in cui Cézanne tratta i colori dei tessuti del vestito e del divano.
Siamo alla Fondazione Beyeler e questo è lo stile delle esposizioni di quell’istituzione, che cerca sempre, nel proporre un soggetto, di dare un tocco di riconoscibilità. E spesso tale tocco consiste in assonanze ed eufonie formali.
Louise Bourgeois condivide dunque con la collezione basilese gli spazi e una serie di temi che talvolta rilanciano proiezioni nuove anche sulle opere della collezione stessa: nella sala in cui viene proposta Quarantania (1947-53) abbiamo le grandi Ninfee di Claude Monet, ma anche il quadro con i Baigneurs di Cézanne, e siamo invitati a indugiare sui temi cromatici e sulle loro variazioni all’interno delle opere anche della collezione.
La mostra si arricchisce poi di due proposte autonome, al piano inferiore: la lunga serie di disegni prodotti durante l’insonnia e accumulati senza alcuna selezione; l’immenso insieme di gabbie che imprigionano la vita.
Vito Calabretta
Basilea // fino all’8 gennaio 2012
Louise Bourgeois – À l’infini
www.fondationbeyeler.ch
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