Il poeta e l’alchimista. Vedova vs Kiefer
Stratificazione materica e memoria storica come punti di contatto. Da un lato il ciclo “in continuum” di Emilio Vedova, nell’ex studio sulle Zattere, dall’altra “Salt of the Earth” di Anselm Kiefer, nel restaurato Magazzino del Sale. A Venezia, fino al 30 novembre.
Un’opera d’arte totale che invade lo spazio e lo modifica. Un accumulo di memorie, di immagini mutevoli, metafora della precarietà dell’esistenza e dell’operare artistico: tale vuole essere il ciclo pittorico senza inizio né fine concepito nell’arco di un anno (1987/88) da Emilio Vedova. Un progetto in continuum, articolato in 109 tele, dove memorie trasversali scorrono in un flusso irrefrenabile, susseguendosi come frame filmici nonostante ogni opera mantenga la propria autonomia.
Sono immagini impetuose e dirompenti, che sfruttano la drammaticità del bianco e nero per intrecciarsi e sovrapporsi, amalgamare sedimenti del passato e avvenimenti del presente che affiorano violentemente tra accentuati contrasti. È una pittura evocata che s’impone come energia pura, s’insinua e deflagra in forme mutevoli e universali condizionando tutto ciò che incontra e ponendosi in continuum non solo con se stessa, ma anche con lo spazio circostante. Con un modus operandi condizionato da una matrice che imprime i non colori sulla tela sulla quale l’artista è intervenuto alla “cieca” dal retro. Il risultato è una tessitura di segni brulicanti che accumulano e stratificano materia pittorica in un continuo espandersi. Un tutt’uno imponente e drammatico che ingloba storia passata e presente.
Così come avviene nel progetto di Anselm Kiefer, opera corale incentrata sulla memoria dove realtà e mito si fondono. Attraverso i diversi stadi di mutazione alchemica, per spingersi verso zone della coscienza inaspettate. Attingendo al pensiero neoplatonico e ai testi mistici per scandagliare l’eterno ciclo dell’esistenza, scrutare antichi saperi che siano in grado di ricondurre l’uomo a un ragionevole equilibrio con la natura. Mettere in atto allegorie contraddittorie e simboli ambivalenti che raccontino la storia universale, purifichino il passato della Germania e favoriscano la rinascita spirituale dell’umanità.
Salt of the Earth si focalizza sulla componente alchemica che vede protagonista il piombo – collocato nel livello più basso del processo di trasformazione dell’oro – indispensabile per la mutazione dallo stato liquido a quello solido, nonché metafora di un tentativo di ascesa eterno, con un inizio ma senza una fine.
Il principio del processo è Athanor, la fornace che custodisce il fuoco eterno che brucia e purifica, scioglie l’umidità e la trasforma in sale per confluire nella seconda e imponente installazione Salt of the Earth, risultato del processo di purificazione mediante l’elettrolisi che ossida e ricopre le lastre disposte come panni stesi ad asciugare. Chiude la trilogia Arche, il triangolo iniziatico simbolo delle tre formule alchemiche ma anche strumento di fusione tra passato e presente. Un processo inconcluso fatto di rimandi visivi e spaziali che spalanca nuovi mondi. Possibili e impossibili.
Roberta Vanali
Venezia // fino al 30 novembre 2011
Anselm Kiefer – Salt of the Earth / Emilio Vedova – …in continuum
a cura di Germano Celant
Magazzino del Sale e Studio Vedova
www.fondazionevedova.org
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