L’isola del giorno dopo si intitola la mostra nella quale Gianni Caravaggio si dedica al modo in cui la nostra percezione agisce sulla realtà, e in particolare sulle sue articolazioni spazio-temporali. Nella grande sala del piano superiore si osservano oggetti diversi, fatture eterogenee che possono colpire a più livelli.
A partire dai tre disegni, matite su carta del 2011, nelle quali alcune ombre, alcune tracce indicano immagini spaziali: stelle, gesti di mano. Colpisce il modo in cui lo spazio della galleria è utilizzato dagli strumenti che l’autore affida al pubblico affinché, come egli dice, possa assumere “l’essenza dell’immagine come nuovo impegno”: il filo per tessere il tramonto; la stella polare; i punti di riferimento che, interagendo nello spazio con i pilastri della galleria, definiscono possibili confini di un territorio.
Nella sala accanto troviamo una serie di proposte dedicate alla relazione tra narrazione, ritratto e autoritratto, ancora una volta concentrate sulla dinamica spazio-temporale. Possiamo, estrapolando, citare i tre autoritratti di Francesco Gennari, di uno dei quali egli dice che “trova il suo compimento per 59 secondi ovvero tra le 12 e le 12 e 59 secondi: solo in questo ritratto arco temporale la scultura si può nutrire con la sua legittima luce». Altri due ritratti sono quelli fatti a una montagna da Paolo Mussat Sartor, capace, traducendo la montagna in opera, di valorizzarne la soggettività. Le due immagini sono peraltro interessanti per il modo in cui la visione fotografica si trasforma in una evocazione pittorica.
La mostra si articola in ulteriori tre spazi, uno dei quali, al piano inferiore, è dedicato a Tony Cragg (It is, it isn’t è il titolo), del quale Tucci Russo presenta morfologie umane e non. Anche nel caso delle opere di Cragg, il tema è la relazione fra antropomorfia e spazio.
Se quindi vogliamo individuare i fattori di omogeneità di questa isola, li troviamo nei vari modi in cui la soggettività si articola nello spazio/tempo: lo vediamo nel singolare abbinamento tra due opere di Richard Long (Maritime Spiral e Mediterranean Arc) e nell’intervento fatto con spine d’acacia di Giuseppe Penone; lo vediamo in una delle opere di Giovanni Anselmo: due proiettori per diapositive che mostrano, ad esempio su un garretto, la scritta “particolare”.
Vito Calabretta
Torre Pellice // fino al 30 ottobre 2011
Gianni Caravaggio – L’isola del giorno dopo
Tony Cragg – It is, it isn’t
www.tuccirusso.com
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