
Sarà perché è in una chiesa, ma quando lo spettatore varca il portone di San Domenico e si trova davanti, e poi in mezzo, al girotondo dei dieci arazzi alti cinque metri di Valerio Berruti (Alba, 1977; vive a Verduno), quello che sente è lo spirito dell’arte. Qui non è questione di bello o brutto, pro o contro Berruti, è questione di estetica, dove la parola torna al suo significato letterale, quel “sentire con i sensi” coniato da Baumgarten a metà Settecento. Davanti ai lavori della Rivoluzione terrestre non si può rimanere indifferenti. Il consiglio prima di entrare è questo: immaginate che il portone che varcate vi liberi non dai peccati, ma da ogni giudizio che avete sull’artista; provate a dimenticare persino il nome di chi ha prodotto questi lavori ed entrate ignoranti. Solo così vi lascerete contagiare da un’emozione che non ha nome, autore, prezzo. D’altronde, diceva Diderot: “L’ignoranza è più vicina alla verità del pregiudizio”.
Stefano Riba
Alba // fino all’11 novembre 2011
Valerio Berruti – La rivoluzione terrestre
a cura di Andrea Viliani
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