“Usare i materiali come tagli inferti allo spazio piuttosto che tagliare i materiali nello spazio”. A introdurre con questa frase il proprio lavoro è Carl Andre (Quincy, 1935; vive a New York), che ha scelto gli spazi di Museion per la sua prima retrospettiva italiana. E mentre fuori dal museo la città vibra, grazie all’undicesima edizione del festival Transart, la luce del sole immerge le sculture del maestro americano, ingigantendole, come se si trovassero sul fondo del mare. Grandi opere selezionate per rendere omaggio al progenitore delle neoavanguardie minimali. Andre, infatti, a partire dagli anni ‘60, è diventato un modello di artista in netta contrapposizione rispetto alla tradizione scultorea europea.
Oggi, a pochi mesi dal conferimento del prestigioso premio della Roswitha Haftmann Stiftung di Zurigo, il Museion passa in rassegna l’intera carriera dell’artista americano. Una ventina di lavori – dalla fine degli anni ‘50 a oggi – selezionati da collezioni pubbliche e private, sono stati installati tra il primo e il quarto piano del museo altoatesino. Se, ogni giorno, per puro caso, si potesse visitare la retrospettiva in totale solitudine, il fortunato avventore sarebbe protagonista di una scena esatta, scandita, unica. L’allestimento, infatti, prevede la perfetta successione di materiali caldi e freddi; lastre metalliche e volumi lapidei che obbligano l’occhio dell’osservatore a continue messe a fuoco. E a cambi d’attenzione.
Sebbene il percorso sia fitto, al pianoterra si può camminare sulle 225 lastre in acciaio di Napoli Squar (2010) o godere dei tre totem in legno di noce africana di Glärnisch, Urn e Star (2001). Mentre al quarto piano si può mettere piede sulla passerella dei Roaring Forties (1988), calpestando 46 lastre metalliche per 23 metri di lunghezza totali; poco distante è inoltre possibile, se non doveroso, lambire le curve di 7 Part Sort, del 1972.
Seppure apparentemente poco visibili rispetto alla magniloquenza dei restanti progetti, ci sono anche gli inediti Poems, opere testuali che assieme a una selezione di libri d’artista descrivono in maniera completa la densità visionaria dello scultore americano.
Non dimenticate, infine, per completare l’intero percorso, di oltrepassare le pareti vetrate di Museion per recarvi in prossimità del ponte antistante la facciata. Di fronte al fiume. Lì, in esterno, è possibile visitare la lunga serpentina triadica della bianca Wirbelsäule (colonna vertebrale) del 1984, realizzata a Basilea e raramente esposta.
Ginevra Bria
Bolzano // fino all’8 gennaio 2012
Carl Andre
a cura di Roland Mönig e Letizia Ragaglia
www.museion.it
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