Giocare con Boltanski. Anche voi, amici da casa
Ai Giardini della Biennale, Boltanski gioca d’azzardo, con i vivi e con i morti. Un progetto articolato e “interattivo”, che ha generato giudizi contrastanti. Opera profonda ma “rischiosa”. Artribune torna a Venezia, al Padiglione francese.
Il complesso e articolato lavoro presentato da Christian Boltanski (Parigi, 1944) nel Padiglione Francia per la 54. Biennale di Venezia ha generato giudizi contrastanti. Titolo e sottotitolo dell’opera, Chance. Les jeux sont faits, sono concettualmente emblematici: ‘chance’ potrebbe rimandare a ‘caso’, ‘opportunità’, ‘fortuna’, ‘possibilità’, ‘destino’… E il sottotitolo può rinforzare o destabilizzare il titolo.
Nella sala centrale, illuminata dal sole, vi è La roue de la chance, un labirinto ordinato, gabbia di tubi metallici come impalcatura, struttura portante e complementare di un lungo nastro sul quale scorrono fotografie in bianco e nero, ritratti di neonati polacchi. Il suono di una campanella, improvvisamente, ferma il nastro, un computer sceglie per caso (o destino) l’immagine di un neonato e il suo volto si materializza su un monitor. Poco dopo il percorso ricomincia, ciclicamente.
Nelle stanze laterali, due contatori digitali registrano quotidianamente il numero dei morti (in rosso) e dei nati (in verde) in tutto il mondo.
Nell’ultima sala, su un grande schermo tripartito in asse con l’ingresso, scorrono frammenti di visi umani, defunti svizzeri e neonati polacchi; in questa “camera oscura” è lo spettatore che, premendo un tasto, può decidere come nuovo artefice/giudice di bloccare il video creando un mosaico (tragicomico) di un volto umano. Se si dovesse materializzare un ritratto reale e completo, l’opera è vinta; e sarà possibile giocare anche da casa per tutta la durata della Biennale, collegandosi al sito www.boltanski-chance.com.
All’esterno del Padiglione, inoltre, vi sono le “sedie parlanti”, poliglotte, che chiedono a chi si siede: “È questa l’ultima volta?”.
L’artista ha definito il progetto più “ottimista” dei suoi precedenti lavori, e dovrebbe rappresentare una svolta nel suo percorso creativo, caratterizzato sempre dall’idea di vita e morte, oblio e ricordo, memoria personale e collettiva.
Chance, strutturata con polarità antitetiche, vive di molteplici metafore: la fluidità del nastro fotografico, il suo scorrere come un ruscello in piena o una rotativa tipografica, linfa o liquido seminale generatore di vita, è comunque inglobata in un organismo fisso, precostituito, freddo. Probabile rimando a una potenza superiore o a una forza indecifrabile. Rumore e odore industriale; machine infernale sinestetica, interattiva, tutta contemporanea, con venature di “classicismo francese”. E anche i termini ‘caso’ e ‘destino’ tracciano vie diverse tra laici e credenti, materialisti e metafisici.
Il valore positivo, ottimista, dell’installazione è forse nell’idea di “possibilità” di vittoria, nel gioco e nella vita, e nel numero dei nati, superiori ai defunti, nel conteggio quotidiano. Un gioco tragico tra la vita e la morte, ma che per l’artista ha un lieto fine; nuove vite, nuove speranze. Boltanski ha sfidato il destino e forse ha scommesso su se stesso. Un’opera sicuramente profonda ma rischiosa, per la sua fortuna (critica).
Gaspare Luigi Marcone
Venezia // fino al 27 novembre 2011
Christian Boltanski – Chance
(Padiglione Francia)
a cura di Jean-Hubert Martin
www.venise.pavillonfrancaise.com
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