È uno spesso filo di sospensione quello che si intreccia nelle opere di Domenico Piccolo (Calabria, 1961; vive a Torino). Il bianco e il nero si stendono come silenziosi veli di pietas sui corpi e sui volti degli individui rappresentati, svuotati della loro umanità in una condizione spesso segnata dalla privazione e dalla costrizione. Ciò che la pittura restituisce, nella sua pregnante essenzialità, è una sensazione di risentimento e, allo stesso tempo, di umana partecipazione, che non può fare a meno di toccare alcuni nervi scoperti.
Ma Domenico Piccolo non entra nel merito della truce condanna o della possibile redenzione (questo sta alla coscienza): icastico, ferma brandelli di vita negata, proponendo oscure ma esistenti facce del progredito mondo da terzo millennio.
Serena Vanzaghi
Milano // fino al 18 novembre 2011
Domenico Piccolo
testo critico di Raffaele Gavarro
FEDERICO BIANCHI CONTEMPORARY ART
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