Il grande cilindro d’acciaio, pregno di storia e suggestioni che hanno ispirato tante personalità della cultura (da Pasolini a Ozpetek, da De Sica a Calasso), domina la cittadella dell’ex fabbrica Mira Lanza, attuale Teatro India, un tempo insediamento industriale sulle rive del Tevere. È proprio qui l’Ostiense, area connotata dalla forte presenza d’archeologia industriale, lo scenario scelto da NUfactory per ambientare Outdoor, seconda edizione del festival internazionale di Urban Art. “Storicamente contraddistinto dalla vocazione al dialogo culturale trans generazionale”, afferma Francesco Dobrovich, project manager della manifestazione, “questo quartiere è in grado di comunicare la contemporanea fase di cambiamento sociale e urbanistico alle generazioni future”.
La voglia di lasciare tracce, fermenti d’arte come messaggio permanente nelle città, si traduce quest’anno nel proporre installazioni materiche, knitting art, visual graffiti a writing. In scena artisti internazionali e italiani, affermati ed emergenti. Tutti accomunati dalla voglia di esprimersi senza barriere, portando il proprio messaggio fuori degli esclusivi contenitori per iniziati. “Tutte le opere di Outdoor realizzate all’aperto, cercano un forte dialogo con chi le guarda, evidenziando quanto il nostro quotidiano, visivo e umano, possa essere rivestito e reinterpretato dall’arte contemporanea”, sostiene Cecilia D’Elia, assessore alle politiche culturali della Provincia di Roma, che quest’anno ha promosso l’evento insieme con l’Assessorato alle Politiche Culturali Roma XI e la Presidenza Roma XV. “Il festival è anche un bellissimo esempio di politica culturale su area metropolitana”, continua D’Elia, “perché riesce a creare connessioni inedite e legami tra le persone e il loro territorio”.
Lungo il percorso che da via Ostiense culmina al Teatro India spiccano lavori di talenti dal panorama internazionale del calibro di Herbert Baglione con il suo murale. Qui le calligrafiche figure monocrome dell’artista brasiliano, quasi aliene rivisitazioni dell’Art Nouveau, indagano simbolicamente i temi della vita e della morte, dell’ordine e del caos, dell’integrazione e dell’alterità. Oppure di Kid Acne, writer e rapper inglese, che su un muro di via del Commercio ha composto la scritta “Paint Over The Cracks”, sorta di sintesi della street art che tende a decorare le magagne metropolitane re-inventando la città.
Gli italiani non sono da meno: Agostino Iacurci, che libera il suo immaginario nella facciata subito sopra la Pescheria Ostiense, evoca mondi sommersi, e Chiara Fazi con le sue tavole illustrate che s’ispirano alla campagna Nastro Azzurro Say Yes. Maria Carmela Milano ha scelto per la sua installazione di knitting un edificio all’angolo di via del porto Fluviale. Quello che prima vista sembra un purpureo ammasso di lana cucita assieme rivela una fitta ragnatela di arterie, vene e capillari dal cuore e verso il cuore. Potente metafora delle connessioni che ogni essere umano intesse con il passato, con se stesso, con gli altri e con la città.
Lori Adragna
Roma // opere permanenti
Outdoor
ZONA OSTIENSE
06 57332781[email protected] www.out-door.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati