A Milano, alla Galleria Shammah, quattro artisti lavorano fino al 26 novembre sul concetto di fine e rinascita, di misurazione e confine, di ricorso e trasparenza, di icona e simulacro, di peso e sottrazione. Tra disegni, dipinti, sculture e installazioni.
Les Statues meurent aussi - veduta della mostra presso la Galleria Suzy Shammah, Milano 2011
“Quando un uomo muore, entra nella storia. Quando le statue muoiono, entrano a far parte dell’arte. Questa botanica della morte è quella che chiamiamo cultura”. L’asserzione è posta in epigrafe alla collettiva dal titolo resnaisiano Les Statues Meurent Aussi (film omonimo del 1953). La frase, come una tesi o una dichiarazione d’intenti che può essere dimostrata, riunisce una mostra singolare. Un’esposizione elegante e variegata che, seppur poco riconducibile alle premesse accattivanti e d’antan del titolo, resta dotata di omogeneità tematica e di un’insolita atmosfera formale. Nelle sale della galleria, dipinti a olio di piccole dimensioni di Nicholas Byrne si contrappongono alle strutture materiche sospese di Joëlle Tuerlinckx, agli assemblaggi vitrei di Elias Hansen per poi richiudersi sui bilanciamenti sospesi di Marie Lund. Al termine del percorso, nell’ultimo angolo della galleria, il documentario di Resnais, da un piccolo televisore elevato a totem, trasmette e infonde immagini in bianco e nero: simulacro d’altri tempi.
Ginevra Bria
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Ginevra Bria
Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.