K.O.S. I ragazzini della sopravvivenza a Bergamo
Tema: la trasformazione. Svolgimento: una lezione tutta statunitense e tutta umanistica. Qui di arte non si vive, ma si sopravvive, un’occasione per sublimare. Tim Rollins & K.O.S. alla GAMeC di Bergamo. Conclusione: da visitare. Fino all’8 gennaio.
“Kids of survival” sarebbe un buon titolo per una trilogia che veda il distinguersi di un pugno di eroi macellanti una peripezia dietro l’altra, e infine sopravvissuti. Poco importa a cosa. Questo film in realtà non esiste, ma i K.O.S. (Kids of Survival) sì: i ragazzini della sopravvivenza tenuti insieme da Tim Rollins (Pittsfield, Stati Uniti, 1955).
La GAMeC di Bergamo espone On transfiguration, una serie di lavori che, al contrario di quel che si potrebbe temere, risente della forza e non del peso delle tante braccia all’opera. E come potrebbe non essere così, se l’epicentro del collettivo sta proprio nella messa in discussione dell’arte come attività individuale? Al contrario, l’arte viene interpretata come passaggio fluente, metamorfosi, un dare/avere, passando da uno stato all’altro. L’uso dei materiali richiama il simbolismo di Joseph Beuys, ma le evocazioni spaziano dall’astrattismo alla serialità del minimalismo, fino ai poveristi. La trasfigurazione del titolo tematizza non solo il contenuto dei lavori, sempre avvinghiato a un’opera letteraria, ma anche il loro costituirsi. Spesso sono infatti impiegati materiali organici, soggetti al cambiamento, costretti a divenire. Cicli a cui la vita non può sottrarsi.
Su spartiti musicali o su pagine di libri emergono tracce di whisky, mostarda o sangue animale. Sangue che abbonda e si fa dramma in I See the Promised Land, quasi arriva l’odore dal rosso appiccicaticcio. A far da tela, le parole di Martin Luther King proferite alla vigilia del suo assassinio. Frutto di un soffio collettivo verso nuvole cancerogene paiono Metamorphosen II e III, ispirati alle Metamorfosi sinfoniche di Richard Strauss. I ventitre archi della sinfonia hanno determinato il contributo di ventitre partecipanti al lavoro.
Dal 1982 il professor Tim Rollins fonda il suo insegnamento sulla conoscenza letteraria e artistica, intese come attività di cooperazione, didattica sovente indirizzata a ragazzi dal passato problematico. Direzione rara, in una società artistica che rischia di valorizzare la personalità dell’autore più che il suo fare. Qui l’individuo cede il posto a un gruppo calibrato, che genera opere di forte impatto, capaci di equilibrio e di una poesia cruda. Molto più di quanto un’anteprima fotografica non annunci, agghiacciante vedere – e scoprirsi visti da – i Pinocchio, piccoli tronchi di legno dotati di protesi oculari. Facile sentirne addosso l’intera immobilità.
Il catalogo, edito nel 2012, ripercorrerà la metodologia di Rollins sin dai primi lavori, illustrando i legami con le opere letterarie cui si ispirano.
Lucia Grassiccia
Bergamo // fino all’8 gennaio 2012
Tim Rollins & K.O.S. – On Transfiguration
a cura di Alessandro Rabottini
GAMEC
Via San Tomaso 53
035 270272
[email protected]
www.gamec.it
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