Mondrian e la ricerca dell’armonia
Algido asceta o realista avanguardista? Intangibile, eterno, immutabile, elegante. Piet Mondrian, l’artista olandese più amato, è in mostra al Vittoriano di Roma fino al 29 gennaio.
Quando si parla di arte astratta, il terreno comune parte quasi sempre da una negazione. L’intenzione precede il sentimento e non ci si preoccupa quasi mai di riprodurre la realtà, anzi.
Gli ultimi anni dell’Ottocento, invece, vedono Piet Mondrian (Amersfoort, 1872 – New York, 1944) dipingere paesaggi en plein air dal carattere fortemente impressionista. Assolutamente figurativi. Già intorno al 1910, però, a Donburg inizia a raccogliere le teorie simboliste. E affascinato dalla personalità di Cézanne, abbraccia definitivamente le dottrine cubiste mettendole in pratica. Opere apparentemente semplici le sue, prive di linee diagonali e curve, si trasformano gradatamente in creazioni monocrome, dove si alternano esclusivamente linee verticali e orizzontali. Di indole mistica quanto razionale, ha saputo sempre mantenere una regolare tensione. Il percorso espositivo al Vittoriano evidenzia chiaramente questa graduale e continua metamorfosi, che lo porta dal cupo naturalismo a una più netta divisione dei volumi. Pur sfuggendo a ogni definizione e muovendosi ai limiti con semplicità ed eleganza, Mondrian dà vita a capolavori senza tempo.
È questo è il suo maggiore contributo al mondo dell’arte, il suo marchio di fabbrica. E così la bellissima serie di alberi, punto focale della seconda sezione della mostra, dimostra come il processo di semplificazione abbia inciso non solo sulla sua produzione pittorica, ma anche su quella dei suoi contemporanei che in maniere differenti lo hanno imitato. Linee spigolose danzano armoniosamente con linee rette, lo sfondo si annulla senza nessuna pretesa di illusioni prospettiche o inganni ottici che tanto avevano caratterizzato la pittura sino ad allora. La ricerca dell’armonia perfetta inizia così, prendendo vita attraverso l’astrazione delle forme, la riduzione del disegno alle linee compositive, l’equilibrio dei colori. Figure geometriche perfettamente incastrate fra loro, con tonalità ripetute, rappresentano un lento processo di interiorizzazione dell’idea concettuale. E tutto culmina nell’ultima sezione, forse quella più caratteristica, nella quale il mutamento ha raggiunto il suo apice compositivo e il ritmo altalenante della musica jazz, a lui tanto cara, prende vita attraverso il filtro dell’essenzialità.
Dipinti di piccole dimensioni, apparentemente semplici ma in nessun modo casuali. Linee mai troppo spesse e mai troppo lunghe, colori vivaci ma sempre nelle declinazioni primarie, danno vita a quello stile unico, riconoscibile, che ha influenzato la moda, il design e gettato le basi di un nuovo plasticismo bidimensionale. “Cosa voglio esprimere con la mia opera? Niente di diverso da quello che ogni artista cerca: raggiungere l’armonia tramite l’equilibrio dei rapporti fra linee, colori e superfici. Solo in modo più nitido e più forte”.
Michele Luca Nero
Roma // fino al 29 gennaio 2012
Piet Mondrian – L’armonia perfetta
a cura di Benno Tempei
Catalogo Skira
COMPLESSO DEL VITTORIANO
Via di San Pietro in Carcere
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