Pittore, fotografo, musicista, teorico, autore cinematografico: Luigi Veronesi (Milano, 1908-1988), uno tra i più grandi protagonisti dell’astrattismo italiano, era tutto questo, e la mostra ospitata alla Fondazione Ragghianti di Lucca, Ritmi visivi. Luigi Veronesi nell’astrattismo europeo, riesce a fornirne una visione a tutto tondo.
La mostra è articolata in più sale che offrono una retrospettiva completa della produzione dell’artista milanese, insieme a opere di autori che hanno influito sul suo modo di concepire l’arte – in particolare il dinamismo delle forme -, per quanto il “cuore” sia la sala dedicata alla rappresentazione visiva della musica. Sono infatti ospitati ben quattro cicli completi di “visualizzazioni cromatiche della musica”, le opere nelle quali Veronesi era riuscito a rendere visibile il suono in un affascinante e suggestivo affastellarsi di rettangoli di diversi colori e dimensioni corrispondenti alle diverse altezze, frequenze e ampiezze delle note delle composizioni prese in considerazione di volta in volta.
Il carattere multimediale dell’esposizione si esplica con un grande schermo sul quale è possibile seguire in tempo reale il procedimento di Veronesi: la “partitura” pittorica scorre parallelamente alla partitura musicale e alla realizzazione sonora, permettendo così al pubblico di seguire nota per nota la “visualizzazione cromatica” del suono operata dall’artista. È quindi possibile “osservare” la musica contrappuntistica di Bach, l’affascinante trasposizione visiva del puntillismo di Anton Webern e le composizioni di autori come Karlheinz Stockhausen. E probabilmente non è un caso che accanto a questi compositori Veronesi accosti Erik Satie, autore che arricchì le partiture di didascalie, spesso anche provocatorie, proprio con l’intento di suggerire all’esecutore ciò che la notazione tradizionale non riusciva a comunicare.
Nelle sale successive, oltre a interviste realizzate a Veronesi, è possibile vedere i suoi sette film superstiti in cui, dipingendo direttamente la pellicola, fa sì che la figura dipinta, ancor più che nei quadri, diventi puro movimento, ritmo visivo, uscendo dai confini e distaccandosi dal supporto.
Per completare il quadro cinematografico sono presenti anche film di altri artisti come Moholy-Nagy e Man Ray. Da non dimenticare poi la sala che ospita le sperimentazioni fotografiche, arte alla quale Veronesi si dedicò sempre rimanendo fedele al principio delle “variazioni”.
Gianmarco Caselli
Lucca // fino all’8 gennaio 2012
Ritmi visivi. Luigi Veronesi nell’astrattismo europeo
a cura di Paolo Bolpagni, Andreina Di Brino, Chiara Savettieri
FONDAZIONE RAGGHIANTI
0583 467205
[email protected]
www.fondazioneragghianti.it
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