Cavalli a dondolo misteriosamente appesi al soffitto, statuine di sale, vecchie fotografie e maschere per incappucciati. Annabel Elgar (Aldershot, 1971; vive a Londra), costruendo con voluta ambiguità le sue scene una a una secondo un processo quasi cinematografico, suggerisce una pausa che lascia col fiato sospeso. Le baracche fatiscenti che cerca appositamente per ambientarvi i suoi set – il ciclo Refuge è iniziato nel 2005 – dalle quali entrano appena poche fonti di luce, forse rifugio di qualcuno che ha lasciato i segni della sua inquietante presenza, si riempiono di oggetti costruiti dalla fotografa. Oggetti disposti in una modalità precisa, quasi seriale, come in una fiction noir. Di grande effetto anche le sculture, teatrini con manichini di panno incappucciati che compiono azioni misteriose, rituali a malapena decodificabili.
Francesca Baboni
Modena // fino al 28 gennaio 2012
Annabel Elgar – Interludio
a cura di Daniele De Luigi
METRONOM
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