Giacca grigia e scarpe da tennis, pennello in mano e bocca spalancata in un urlo. È così che Enzo Cucchi (Morro d’Alba, 1949; vive a Roma) lavora, è così che lo ritraggono le fotografie scattate durante la produzione – perché di produzione manuale si tratta – delle opere esposte a Catanzaro.
La cornice è quella della Transavanguardia, di quel grande progetto di Achille Bonito Oliva che ora vuole essere anche un omaggio all’Unità d’Italia, in una disseminazione di mostre che attraversa tutto lo Stivale. La rassegna su e di Cucchi raccoglie una cinquantina tra quadri grandi e piccolissimi e sculture in bronzo e ceramica. Tutte opere degli ultimi tre anni, molte delle quali site specific – Morsa, ad esempio – o montate in insiemi di per sé significanti, come la Grande Porta, una struttura metallica nera su cui campeggiano tanti piccoli idoli in bronzo, definiti dallo stesso artista “sculture con le gambe che vanno in processione”.
Non solo citazione dei modelli della storia dell’arte tipica della grande famiglia della Transavanguardia – come evidente in Robin Wood, dove il faccione di van Gogh emerge dai rami di un bosco – ma anche un’operazione di ri-valutazione di una cultura popolare e quasi primitiva. E proprio in questa cultura si rintraccia il sostrato sul quale spuntano i teschi – tanti, piccoli e colorati – inseriti in contesti mai sacrali ma quotidiani, quasi un flusso di coscienza destinato ad aprire un varco verso il passato.
E la pittura? Le tele a prima vista sembrano marginali rispetto alle opere plastiche e alle installazioni, ma sono concentrate in qualità e dimensioni e offrono uno spaccato di colore, di riferimenti inconsci e onirici da osservare attraverso strutture a cannocchiale. Sono i paesaggi e le figure costanti nell’immaginario pittorico di Cucchi, reso poeticamente dalle parole di Alberto Fiz: “Guardare è stare al buio nella consapevolezza che i quadri hanno gli occhi e le sculture hanno le zampe”.
Nonostante la dichiarazione di Bonito Oliva – “siamo qui ‘non’ per celebrare” – l’esposizione pare un’autentica celebrazione di un artista inserito a pieno titolo nel movimento creato dal potente critico-poeta. Operazione culturale sì, ma in realtà più adatta a una galleria privata che non a uno spazio pubblico come il Marca; un’operazione, ancora, che si limita a esporre e a rielaborare opere di grande qualità, ma non offre punti di vista critici, storici o formativi.
Rimangono tuttavia il piacere emozionale e lo spiazzamento provocato dai lavori di Cucchi, come l’energia frizzante che trasmette il giovane museo, assieme alle istituzioni che ruotano attorno a esso, in un gioco stimolante di progetti, speranze e aspirazioni tanto più apprezzabili quanto si collocano nel cuore di una realtà complessa e fino a poco tempo fa lontana dalle grandi vie dell’arte contemporanea.
Marta Santacatterina
Catanzaro // fino al 1° aprile 2012
Enzo Cucchi
a cura di Achille Bonito Oliva e Alberto Fiz
MARCA
Via Alessandro Turco 63
0961 746797
[email protected]
www.museomarca.com
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