Il ritorno di Cagnoni. Tra fotografie di guerra e cave versiliesi
Partito dalla Versilia nel ’58 per approdare a Londra. Fotoreporter dal Vietnam al Kosovo. A Seravezza espone, accanto alle fotografie di guerra, quelle della natura versiliese. Siamo al Palazzo mediceo di Seravezza, fino al 9 aprile.
Il malcostume italiano di guardare ad artisti stranieri con ammirazione e non sapere dell’esistenza di altrettanti autori italiani di livello: è il caso di Romano Cagnoni (Pietrasanta, 1935), che a Londra ha fatto scuola con le sue fotografie scattate nel bel mezzo di conflitti internazionali per documentarne gli effetti sugli uomini. Perché per Cagnoni la guerra è come una malattia che mette a nudo la vera anima degli esseri umani, costretti a rivelare loro stessi, liberando contraddizioni, paure e ansie. È stato il primo fotografo a restituire le scene di morte, tragiche e crude, del sofferente Biafra tra il 1967 e il ’70. Fotografo indipendente, viene ammesso per primo nel Vietnam del nord pur non essendo comunista, e là incontra Ho Chi Minh, di cui ricorda le parole: “In ogni ottimista c’è un buon rivoluzionario”. E infatti Cagnoni ha sempre cercato di estrapolare, dai territori martoriati, anche scatti meno tragici, quasi divertenti, come se fosse una sfida con la realtà feroce della guerra.
Ottavia Sartini
Seravezza // fino al 9 aprile 2012
Romano Cagnoni – Memorie sovvertite
PALAZZO MEDICEO
Via del Palazzo 358
0584 757443
[email protected]
www.terremedicee.it
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