Lezioni di ecologia al MAXXI
Alla perpetua ricerca di impressionanti immagini, errando per le rotte non battute del territorio africano, Pieter Hugo giunge al MAXXI di Roma con il suo ultimo successo fotografico, “Permanent Error”. Ancora una volta a metà strada fra documentazione, impegno sociale e pura arte, il fotografo sudafricano mostra una inedita faccia del suo continente, per scioccare e per incantare. Fino al 29 aprile.
Mai come ora il tema dello smaltimento dei rifiuti sembra essere attuale. E mentre c’è chi ancora si interroga sui misteri del sistema di raccolta differenziata, nel bel mezzo del Ghana, nella discarica di Agbogbloshie, destinata allo smaltimento di rifiuti tecnologici inviati dal ricco Occidente, cumuli di monitor e schede madri pronti ad essere bruciati per ricavare metallo si trasformano in fresco materiale tossico.
È in questa baraccopoli che nasce la nuova impresa di Pieter Hugo (Città del Capo, 1976).
Affissi alle pareti del museo romano, moderni scenari apocalittici. Il colore del cielo si fonde con il grigio della terra arida grazie alla mediazione di torri di fumo che riempiono l’orizzonte. Una palette povera su cui emergono i toni accesi degli indumenti indossati da fieri neo-modelli. I loro nomi battezzano l’opera e la loro identità perduta è così ripristinata.
La curatrice Francesca Fabiani, parlandoci del lavoro svolto, sottolinea come Pieter Hugo sia in fondo un ritrattista, un abile narratore di storie umane. Ogni soggetto è colto nella sua quotidianità. E per Hugo quotidianità è il contrario esatto di stereotipo.
Il fine di denuncia di Permanent Error è chiaro e lo stesso titolo lascia ben pochi dubbi in merito. Il fotografo ha sempre indirizzato la sua ricerca al di fuori delle arcinote problematiche dell’Africa sfruttata e malata, puntando l’obiettivo verso scenari meno popolari ma non meno scottanti.
L’onestà del suo sguardo va di pari passo con la destrezza artistica. Hugo assegna alle opere un valore estetico estraneo al più schietto fotogiornalismo. Gli scatti della attuale serie, parte della più ampia ed eterogenea esibizione Re-Cycle, hanno un che di romanticamente sublime. Deserti ravvivati dallo scintillio di un copertone in fiamme e da sculture di cavi elettrici arrotolati su se stessi, disposti in una composizione attentamente equilibrata.
Alla parola ‘spettacolarizzazione’, spesso utilizzata nel criticare Hugo quale manipolatore della realtà per i propri fini estetici, la Fabiani preferisce il termine ‘astrazione’. La responsabile delle Collezioni di fotografia MAXXI Architettura definisce i personaggi di Permanent Error “soggetti fuori dalla cronaca”, figure sospese in uno spazio atemporale, ma di fatto profondamente radicate nel proprio mondo. Un paradosso che rende in un attimo l’Africa tanto sconosciuta quanto vicina.
Stella Kasian
Roma // fino al 29 aprile 2012
Pieter Hugo – Permanent Error
a cura di Francesca Fabiani
MAXXI
Via Guido Reni 4a
06 39967350
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