McCurry: nomade per scelta, pioniere per necessità

3.500 visitatori nei primi due giorni di apertura. 250 fotografie. Un unico grande fotografo. Sono i numeri di Steve McCurry, in mostra al Macro Testaccio di Roma fino al 29 aprile.

Dopo Sud-Est 1980-2009, la grande rassegna che tra il 2009 e il 2010 lo ha visto protagonista a Milano e Perugia, Steve McCurry (Philadelphia, 1950) torna in Italia con una ricca retrospettiva che racconta la sua carriera a partire dai classici degli Anni Ottanta. Rispetto alle precedenti esposizioni italiane ci sono, tuttavia, considerevoli novità.
Lo spettatore che si appresta a visitare la mostra rimarrà subito colpito da un allestimento inconsueto, non desunto da criteri spazio-temporali. Il progetto, nelle stesse intenzioni del curatore Fabio Novembre, vuole comporre l’idea di un campo nomade attraverso la messa in scena di tante piccole unità. Queste, come esili capanne, riuniscono sotto un unico tetto i capi opposti della Terra, esperienze diverse al di là di divisioni razziali. L’obiettivo è accentuare il senso di umanità e partecipazione, che è una delle qualità più apprezzate delle immagini di McCurry. Lontano dagli eccessi di una vita globalizzata, lo spettatore si muove all’interno dell’accampamento e segue un percorso obbligato attraverso cui diviene nomade egli stesso.

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Steve McCurry - veduta della mostra presso il Macro Testaccio, Roma 2012

Colori, forme, musiche, voci: un sottofondo di stimoli per un coinvolgimento a 360 gradi. La fantasia è continuamente stimolata grazie alle complesse affinità visivo-tematiche che tra assonanze e contrasti si scorgono, talvolta con difficoltà, nelle fotografie esposte. Qui spicca ancora una volta la celeberrima immagine di Sharbat Gula, la ragazza afghana divenuta icona della fotografia del Novecento e ritratta 17 anni dopo dallo stesso McCurry.
Tra i lavori degli ultimi anni si distinguono i 32 scatti del progetto The last roll: la Kodak, in seguito alla decisione di togliere dal mercato la pellicola fotografica Kodachrome, affidò l’ultimo rullino proprio al fotografo americano. L’esito è una serie di scatti realizzati in Thailandia e in Birmania animati da una straordinaria morbidezza dei cromatismi.
La selezione delle fotografie scattate in Italia in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità nazionale risulta talvolta poco convincente, come nel caso del ritratto di uomo siciliano, che cede a una formula convenzionale di “stereotipo all’italiana”. Ma Steve McCurry, instancabile esploratore di terre sconosciute, continua comunque a stupire con il suo incessabile confronto con l’alterità, utilizzando la fotografia come strumento di conoscenza di culture diverse.

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Steve McCurry - Sicilia - Italia, 2011

Le sue immagini dai colori stupefacenti, immortali, svelano il multiforme scenario della vita in cui gli occhi dei protagonisti celano familiari speranze, drammi, inquietudini, esperienze. Perché, in fondo, “c’è la vita e c’è la morte nelle foto di Steve, e quel breve o lungo percorso che le unisce; come il percorso e il senso stesso di questa mostra che porterà gli stessi visitatori ad essere nomadi per scelta, pionieri per necessità…” (Fabio Novembre).

Elisabetta Masala

Roma // fino al 29 aprile 2012
Steve McCurry
a cura di Fabio Novembre
MACRO TESTACCIO LA PELANDA
Piazza Orazio Giustiniani 4
06 0608
www.stevemccurryroma.it


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Elisabetta Masala

Elisabetta Masala

Nata a Cagliari, si laurea in Storia dell'arte formandosi tra la Sardegna, la Spagna e Roma. Nel 2014 consegue il diploma di Specializzazione in beni storico-artistici presso l'Università di Roma “La Sapienza” con una tesi in Storia dell'arte contemporanea. Si…

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