Di per sé la contaminazione dei saperi non è mai un limite: se usate con intelligenza, le diverse conoscenze si sostengono e aiutano a vicenda. Dunque, il tentativo di Said Atabekov (Bes Terek, 1965) di lanciarsi in un’indagine antropologica delle popolazioni del Kazakistan con occhio d’artista potrebbe funzionare: la levità della fotografia e del cinema possono ben raccontare quel mondo di steppe aride, evidenziandone le usanze, i costumi, le tradizioni.
Ma guardando quelle bandiere nazionali ricamate sui tessuti locali, oppure osservando un video – maliziosamente concettuale – in cui alcuni personaggi compongono il tappeto di feltro che troviamo, guarda caso, proprio sotto la stessa proiezione, viene subito in mente la produzione povera del nostro Alighiero Boetti, folgorato dall’Afghanistan e dalla sua cultura.
Max Mutarelli
Milano // fino al 18 febbraio 2012
Said Atabekov – The Dream of Gengis Khan
IMPRONTE CONTEMPORARY ART
Via Montevideo 11
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