Quando si aprono le porte dell’ascensore al quarto piano dell’edificio di SANAA e Gensler, ci saluta un enorme essere di creta, da terra a cielo, una scultura polimorfa tra relitto inca e invenzione di George Lucas. L’autore, Adrián Villar Rojas (protagonista del Padiglione dell’Argentina all’ultima Biennale di Venezia), è uno dei 34 giovani artisti chiamati alla seconda edizione della Triennale del New Museum di New York, dal titolo The Ungovernables.
La curatrice della mostra, Eungie Joo, ha viaggiato per un anno e mezzo in 20 Paesi diversi per mettere insieme un gruppo di artisti simili tra loro. Una missione che si è subito rivelata pressoché impossibile. Troppo individuali, troppo indipendenti e appunto non governabili, gli artisti sono accomunati solo dal modus operandi: essere in continuo movimento e farsi le regole da soli, di volta in volta. Il primo obiettivo curatoriale è dunque cambiato, e l’esito è stato tutt’altro che un ripiego.
La mostra riflette le necessità di una generazione di artisti nata dopo i movimenti di indipendenza e rivoluzione degli Anni Sessanta e Settanta (con concentrazione su Medio Oriente, Asia e Sudamerica), in un epoca di disillusione, in Paesi caratterizzati da colonialismo e dittatura, da crisi economiche e di identità culturale. Molte delle opere sono site specific e riflettono la capacità di improvvisazione e intraprendenza; in sottofondo, un’analisi dettagliata del passato, considerato dal punto di vista dei giorni nostri e confrontato con le eventuali possibilità di rinascita. Sono artisti che si muovono in continuazione, offrono riflessioni sulle circostanze più diverse, si adattano e interagiscono, provocano. Nelle opere si leggono i concetti di resistenza e anarchia, e un’ironia cinica sul potenziale di una generazione cresciuta nell’era della multimedialità, ma limitata da cause politiche non controllabili.
Cosi, Danh Võ, venuto a conoscenza che la Statua della Libertà è realizzata da una semplice armatura di acciaio coperta da uno strato di rame sottilissimo – 2 millimetri, come un penny americano -, ha copiato il processo di martellamento originale per ricreare la pelle della lady liberty; l’opera porta il titolo We the people. House of Natural Fiber, un collettivo che opera con i nuovi media, ha combinato l’arte e la microbiologia per insegnare come distillare vino da frutta, amplificando e raccogliendo allo stesso momento i rumori del processo di distillazione per creare musica elettronica. Rimanendo in tema di distillazione, Habemus Gasoline di Jose Antonio Macotela è una funzionante raffineria di petrolio realizzata con distillatori per tequila: così ingovernabile da sfidare anche i trattati di commercio del governo messicano.
Le sculture di Julia Dault, realizzate con materiali come plexiglas e formica, sono installazioni uniche, non replicabili una volta rimosse, ma soprattutto spaventose: sembrano dover esplodere da un momento all’altro. Magnetico il video O Século di Cinthia Marcelle e Tiago Mata Machado, in cui una strada vuota si riempie con detriti volanti: cappellini di plastica, contenitori di latte, tubi al neon, vetri, sigarette ecc. Senza poter vedere chi lancia cosa, minuto per minuto si realizza una poesia visiva per descrivere quella componente distruttiva che caratterizza la nostra attuale società.
Sarah Corona
New York // fino al 22 aprile 2012
The Ungovernables: 2012 New Museum Triennial
a cura di Eungie Joo
NEW MUSEUM
235 Bowery
+1 2122191222
www.newmuseum.org
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