Altro che Düsseldorf. La fotografia in Italia
Dopo Luigi Ontani e in attesa di Piero Gilardi, le “Living Boxes” del Castello di Rivoli si aprono alla e sulla fotografia. Andrea Bellini ed Elena Re mettono in campo una riflessione documentata e documentaria di tutto rispetto. E al centro, fino all’11 marzo, sta ancora lui, Luigi Ghirri.
La formula delle Scatole viventi è già rodata. Siamo nella Manica Lunga del Castello di Rivoli, lo spazio è suddiviso in due. In una sezione ci si concentra su un autore, nell’altro si dialoga con lui, sfruttando i magazzini del museo.
Stavolta sotto la lente d’ingrandimento ci finisce Luigi Ghirri (Scandiano, 1943 – Roncocesi, 1992). Che però, al contrario di ciò che avvenne con Ontani, arriva dopo, nella seconda parte. Prima si ragiona un poco sulla fotografia, sui suoi obiettivi e le sue scuole, i suoi rapporti con l’arte e le sue tendenze e la sua storia. Così scorrono in parete gli scatti di due testimoni capitali dell’arte del secondo Novecento, Paolo Pellion e Paolo Mussat Sartor (ma che sorpresa pure i lavori di Ettore Sottsass). E già questi due nomi tirano in ballo un nugolo di questioni: perché loro sono parte integrante e fondamentale dell’Arte Povera, e non meri documentatori; e lo stesso si potrebbe quasi dire per il Castello di Rivoli, la cui memoria vive in parte grazie alle fotografie di Pellion, mentre Mussat Sartor è il nome giusto per riprendere la riflessione sugli eventuali confini tra fotografia d’arte e fotografia di testimonianza.
E mentre si ragiona – accompagnati magari dal profluvio di racconti, aneddoti, spunti offerti live da Massimo Minini durante l’inaugurazione – arrivano le stampe enormi di alcuni appartenenti alla Scuola di Düsseldorf, con i debiti che Ruff, Struth e Demand hanno contratto con le ricerche di Ghirri. Dietrologia? Nient’affatto, ed è proprio Thomas Demand che, nella mostra curata due anni fa all’NMNM di Monaco, La Carte après Nature, ha reso omaggio a Ghirri (per non dire del ruolo che ha quest’ultimo in tutta la riflessione su una ipotetica “scuola italiana” in fotografia, riflessione portata avanti proprio in queste settimane attraverso due mostre newyorchesi).
Si arriva così alla seconda parte del progetto piemontese, con i Project Prints di Ghirri messi in mostra per le cure di Elena Re, altra figura basilare nel lavoro di studio, riscoperta e valorizzazione della fotografia italiana, in particolare quella del decennio d’oro, gli Anni Settanta. Sono stampe a contatto, le prime, quelle che vediamo ora a Rivoli, insieme a maquette e testi, e note a margine, e tagli prospettici indicati sulle stampe. Tutto un lavoro minuzioso, centellinato, eminentemente progettuale sul paesaggio.
E qui si aprono altre vie da studiare e ristudiare: natura e cultura, e l’impatto dell’uomo, già solo col suo sguardo, con la sua visione, con la fisiologica limitatezza del suo angolo visuale.
Marco Enrico Giacomelli
Rivoli // fino all’11 marzo 2012
Le scatole viventi – The Living Boxes
La temperatura mentale della fotografia
a cura di Andrea Bellini
Luigi Ghirri – Project Prints
a cura di Elena Re
CASTELLO DI RIVOLI
Piazza Mafalda di Savoia
0119565222
[email protected]
www.castellodirivoli.org
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