Il cranio, dal testo all’oggetto
È possibile una mostra tratta dal libro? Sì, se il libro in questione è “Frenologia della vanitas”, il formidabile saggio di Alberto Zanchetta a proposito delle evoluzioni del teschio nelle arti figurative, scaturito dalla ricerca come dal collezionismo, e già recensito sulle pagine di Artribune.
Difficile stabilire uno statuto ontologico univoco per Cranioscopia, la mostra allestita dalla milanese Rubin. L’occasione della mostra è nata da un libro ma, al contempo, lo precede e lo affianca. Esclusa l’appendice di opere realizzate appositamente, come la duplice Venere degli Affiliati Peducci/Savini o la variazione sulla vanitas con efebo di Maurizio Carriero, il nucleo della mostra è innervato dalla materia prima dalla quale scaturì il volume. Si tratta di una Wunderkammer personale del critico/curatore/collezionista – e anche artista, dal momento che sono esposti alcuni collage e disegni a firma Zanchetta, oltre ai diciotto Taccuini tanatologici, repertori iconografici che testimoniano il lavoro di ricerca e catalogazione all’origine di Frenologia della vanitas.
Come in ogni Wunderkammer, si trovano gli oggetti più disparati: frammenti di calotta cranica e di vertebre, un cranio frenologico in ceramica, una serie di disegni, dipinti e incisioni il cui requisito è mostrare un teschio, sia esso l’attributo di San Gerolamo o il soggetto prediletto dagli stessi artisti i cui nomi ricorrono nelle pagine: Beatrice Pasquali, Nicola Samorì, Vanni Cuoghi… Oltre il testo, il piacere della visione è nella giustapposizione di tutte le evocazioni della vanitas, dal grandguignolesco all’elegiaco, e della polisemia del teschio.
Alessandro Ronchi
Milano // fino al 4 marzo 2012
Cranioscopia
a cura di Alberto Zanchetta
GALLERIA RUBIN
Via Bonvesin de la Riva 5
02 36561080
[email protected]
www.galleriarubin.com
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