Linee morbide e sottili, figure ambigue e romantiche, anonime, ricercate e allo stesso tempo essenziali. Un lavoro maturo, che porta con sé l’esperienza americana presso la factory di Jeff Koons a New York. Sono tecnicamente sofisticate le opere di Beatrice Scaccia (Veroli, 1978): matita, gesso e cera si fanno piani e contribuiscono a delineare le figure in ambienti asettici, indecifrabili, producendo tensione e inquietudini di un Io sconosciuto, dove i ricordi e le fantasie si confondono con la quotidianità.
Con sottile ironia, seppur inquietante, il video At least a snake si anima di circa trecento slide con una mimica che riprende la melodia dell’Arca di Noè. Un’intima ricerca di un’identità sessuale, seguendo la linea erotica del travestimento, ma questa volta avvicinandosi all’antropomorfo e utilizzando le parole che divengono parte integrante dell’opera.
Chiara Miglietta
Roma // fino al 19 maggio 2012
Beatrice Scaccia – At times we remember the movements but not the words
BOSI ARTES
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