Erotismo secessionista
150 anni fa nasceva Gustav Klimt e l’Europa si prepara a festeggiarlo con mostre e manifestazioni. A Vienna, ovviamente, ma anche a Parigi, Barcellona, Berlino e Londra. A Milano vanno in scena i suoi disegni, in una mostra che ben racconta il contesto culturale della Secessione. Allo Spazio Oberdan fino al 6 maggio.
Operazione sfaccettata, quella dello Spazio Oberdan, che unisce una sintetica ricostruzione della Vienna secessionista all’esposizione dei disegni di Gustav Klimt (Vienna 1862-1918), fino allo scenografico rifacimento del Fregio di Beethoven.
Necessaria e filologicamente corretta è la sala introduttiva a quel movimento che aspirava all’opera d’arte totale, all’unione simbiotica tra i generi e i media e che ebbe le sue massime punte nelle Esposizioni. I manifesti autentici di Kolo Moser, Alfred Roller e Leopold Stolba, già così jugend, provengono dalla Collezione Salce, sconosciuta quanto interessante raccolta pubblica ora conservata presso la Soprintendenza di Venezia. Le teche contengono invece alcuni numeri di Ver sacrum, la rivista programmatica della poetica degli artisti secessionisti. Un ricco apparato di opere grafiche significative, indispensabile strumento per potersi avvicinare alla Vienna dell’epoca, a un contesto in cui il manifesto pubblicitario si è già affermato come mezzo principale di comunicazione nelle città.
Nella seconda sala, dove riecheggiano le note della Nona Sinfonia, lo sguardo di dettaglio si allarga agli enormi pannelli riproducenti il Fregio. L’originale venne realizzato da Klimt nel 1902, in occasione della XIV mostra dedicata a Ludwig van Beethoven, e forniva una quinta scenografica per la statua del musicista progettata da Max Klinger.
Poi i disegni, anima sottile della mostra. Sono diciotto, quasi tutti figure femminili nude, generalmente in pose esplicitamente erotiche (anche se le didascalie edulcorano con discrezione). Alcuni sono legati strettamente al fregio del 1902, altri richiamano differenti opere di Klimt.
Questo il materiale della mostra. Le tre sezioni, ben delimitate e dettagliatamente introdotte da spiegazioni chiare, con rimandi fotografici a dipinti collegabili al tema, costituiscono un’ossatura forte per la costruzione di un discorso attorno a Klimt, al suo essere artista di rottura rispetto al precedente accademismo austriaco, e certamente stimola i visitatori, dal semplice appassionato allo studioso, ad avventurarsi alla scoperta di quei nessi tra pittura, grafica, musica, letteratura, fino alla psicanalisi, che hanno dato vita alla Secessione di Vienna.
I preziosi disegni, di rado esposti a causa di problematiche conservative e di un interesse minore rispetto alla pittura, rivelano con limpidezza il modus operandi dell’artista, il suo lavorare con numerosi schizzi, in un percorso quasi chirurgico sul corpo delle donne e della loro più intima femminilità, sia fisica che interiore.
Operazione rischiosa invece quella relativa al Fregio. Copia fedele nel cromatismo, nei dettagli, nell’uso dei materiali e – aspetto più macroscopico – nelle dimensioni, la serie dei pannelli della sala centrale potrebbe dare luogo ad ambiguità di percezione: l’allestimento dà alla copia la stessa dignità di un originale, con il pericolo di ingenerare confusione negli spettatori meno attenti.
Marta Santacatterina
Milano // fino al 6 maggio 2012
Gustav Klimt. Disegni intorno al Fregio di Beethoven
a cura di Annette Vogel, Lorenza Tonani, Maria Porro
SPAZIO OBERDAN
Viale Vittorio Veneto 2
02 77406302/6381
[email protected]
www.klimtmilano.com
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati