Le vie dei capelloni sono infinite
Sembra non finire mai l’influenza estetica della cultura lisergica degli Anni Settanta. E tanto è potente il suo appeal che anche un pittore di ultima generazione come Stefano Cumia non può non citarla. Da Cannaviello a Milano, fino a domani 14 aprile.
Pur essendo nato negli Anni Ottanta, Stefano Cumia (Palermo, 1980; vive a Milano) si presenta in mostra con una serie di lavori che sembrano più che altro il racconto della vita quotidiana degli hippie del decennio precedente. Quasi mutuando lo stile e l’iconografia tipica di certe copertine dei dischi di rock progressivo, il giovane pittore siciliano rimette infatti in moto quell’estetica psichedelica costruita intorno alle tonalità forti, pure, impastate a grandi linee, spesso concentrata nel ritrarre situazioni collettive. Fosse ancora fra noi, Andrea Pazienza potrebbe ritrovare un po’ del suo mondo – e un po’ di quel suo folle modo di fare quadri con i pennarelli scarichi – in questi ritratti di giovanotti barbuti e capelloni, esemplari tipici della sua generazione bruciatasi prestissimo, ma certo non potrebbe capire nulla di quelle attuali. Siamo ancora una volta davanti al caso di una buona pittura imprigionata nella malinconia, lontana dal reinventarsi, assecondando magari le benedette pulsioni contemporanee.
Max Mutarelli
Milano // fino al 14 aprile 2012
Stefano Cumia – 29 febbraio
STUDIO D’ARTE CANNAVIELLO
Via Stoppani 15
02 87213215
[email protected]
www.cannaviello.net
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