Sappiamo da tempo che una scatola di zuppa può diventare l’icona di un’era, che piantare alberi può celebrarsi come un gesto artistico e che spazzolare resti di animali macellati può ben suggellare un premio come il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia. Sospettavamo meno che la diga incrinata da Warhol, Beuys o Abramovic potesse crollare rilasciando una marea montante di “arte che non sembra arte”, ma che più e meglio delle Belle Arti può raccontare il nostro mondo così crossmediale, contaminato, post-prodotto.
Jason Dodge (Newton, 1969) è figlio di questo crollo. Usa elementi domestici come protagonisti di una inenarrabile storia delle cose, e delle persone ad esse legate. Come i cuscini su cui ha fatto dormire alcuni ornitologi e persone amputate, o come i prodotti detergenti usati per pulire le tracce di persone scomparse. L’arte concettuale sta tutta lì. In quei cuscini solitari, colti nella penombra, dove lo spettatore è chiamato a concludere con uno sforzo visionario un discorso che l’artista ha “semplicemente” avviato.
Nicola Davide Angerame
Torino // fino al 5 maggio 2012
Jason Dodge
GALLERIA FRANCO NOERO
Piazza Santa Giulia 5
011 882208
[email protected]
www.franconoero.com
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