Solo una vocale separa ‘errore’ da ‘errare’. Ma, se a ‘sbaglio’ si sostituisce ‘esperienza’, anche reiterare la stessa – apparentemente – cieca via è irrinunciabile vissuto conoscitivo. Ryan Gander (Chester, 1976) imbastisce continui inganni e sfide alla capacità di riconoscere il vero, a partire dall’iniziale motto criptato che, decodificato, dichiara proprio l’opposto di ciò che attende il pubblico.
Sculture, diapositive, foto, fasulli objets trouvés: tutte esche per concettuali e simbolici cortocircuiti gnoseologici nel fruitore. Per spingerlo a percorrere, come l’attore del video Man on the bridge, ancora e ancora ripetutamente lo stesso ponte che lo separa dal vero. Perché, se non esiste o non importa il perfect take, anche l’apparente insulso loop svela invece la sua celata, ipnotica natura: l’unica verità non è la meta ma il processo, e il coraggio di rendere reale ogni transizione da esso richiesta.
Diana Gianquitto
Napoli // fino al 18 maggio 2012
Ryan Gander – Lost in my own recursive narrative
FONDAZIONE MORRA GRECO
Largo Avellino 17
081 210690
[email protected]
www.fondazionemorragreco.com
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