È in corso al Centro Pecci di Prato Moving Image in China 1988-2011, la prima grande mostra sulla storia della videoarte cinese: divisa in quattro sezioni temporali, l’esposizione propone una panoramica completa sull’evoluzione di un’arte che in Cina è iniziata molto più recentemente rispetto all’occidente, quando ha iniziato a diffondersi nelle case la televisione, cioè alla fine degli Anni Ottanta. Si può individuare il punto di partenza di questa avventura nel 1988 con 30×30, opera di Zhang Peili qui esposta, in cui l’artista rompe e riassembla più volte, per ben 180 minuti, uno specchio di 30 x 30 cm. Peili si può considerare il padre della videoarte cinese; ha inaugurato una prima fase sperimentale e concettuale, che fa delle limitate possibilità di realizzazione ed esposizione la sua forza.
La nuova tendenza non diviene però fenomeno fino a quando, nel 1996, non viene allestita ad Hangzhou la mostra Phenomen/image: Chinese Video Art Exhibition. Fra le opere esposte, Baby Talk di Wang Gongxin emerge come prima installazione video realizzata con un proiettore digitale: all’interno di una culla sono proiettati i volti dei parenti ripresi mentre osservavano il figlio appena nato dell’artista, immergendo lo spettatore in una dimensione di relatività continua. Non manca il riferimento al caratteristico e spesso alienante tessuto sociale e urbano cinese con opere come Recycling Cinema di Ellen Pau, Shouting di Xu Zhen e Untitled (The Dancing Partner) di Liu Chuang. Fra i tanti video esposti, spicca poi Yejiang/The night Cometh di Yang Fudong, il videoartista cinese più noto: la radice storica e simbolica della Cina è inserita in un paesaggio spettrale e fantastico in un’opera che il regista definisce “neorealista” nella sua commistione di passato e presente, proiettata in una dimensione senza tempo.
Fra i lavori più onirici dell’ultima sezione, risalta Last Experimental Flying Object di Ye Linghan, mentre Cao Fei, con Cosplayers, fa irrompere nella realtà la nuova generazione che vive in una dimensione “altra”, virtuale. Da non dimenticare poi i significativi lavori in cui il video è realizzato con la pittura e il disegno. Il percorso si chiude con Not too late di Feng Mengbo: in un collegamento fra passato e futuro. L’artista, punto di riferimento per l’utilizzo dei media digitali, fa interagire l’esperienza calligrafica cinese con quella generata dall’intelligenza di un robot.
La mostra è stata presentata per la prima volta nel settembre dello scorso anno a Shanghai presso il Minsheng Art Musemum, che l’ha prodotta in collaborazione con il Pecci.
Gianmarco Caselli
Prato // fino al 29 luglio 2012
Moving Image in China 1988-2011.Vent’anni di video arte cinese
a cura di He Juxing, Guo Xiaoyan, Zhou Tiehai e Marco Bazzini
catalogo Silvana Editoriale
CENTRO PER L’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI
Viale della Repubblica 277
0574 5317
[email protected]
www.centropecci.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati