La resurrezione della carne
Tra ferita e amore, sangue e dono. Fino a toccare le soglie del sacro. Il complesso itinerario di Gina Pane, che elabora una sorta di laica comunicazione del proprio corpo agli altri esseri e all'essere del mondo. Al Mart di Rovereto, fino all'8 luglio.
Gina Pane (Biarritz, 1939 – Parigi, 1990) è conosciuta soprattutto per le azioni degli Anni Settanta, durante le quali metteva alla prova l’integrità del sé incarnato, facendone letteralmente a pezzi i confini. Lei stessa scriveva: “Vivere il proprio corpo significa anche scoprirne la sua debolezza”. Ma, il tutto, senza masochismi esibizionistici, senza violenze estreme. La sua “blessure” era sempre concepita attraverso un cerimoniale di straordinaria compostezza e concentrazione, perfettamente studiata in ogni dettaglio e testimoniata dalle “constatazioni fotografiche”.
Perciò, in questa retrospettiva al Mart di Rovereto (forse la più completa mai allestita, con oltre 160 opere), tutte le azioni non impallidiscono dietro i veli della documentazione, ma continuano a riproporre la loro urgenza. Così le aveva pensate Gina Pane: come eventi che dovevano perpetuarsi attraverso una memoria visiva capace di ricostruire, selezionare, scegliere, trasformare, in una parola “fare storia” e aprirsi alla continuità del futuro.
Ma oltre al sangue, l’artista italo-francese mostrava anche il senso di dolore e pericolo che incombe sempre sul corpo: nell’azione Escalade non anésthésiée (realizzata nel chiuso del proprio studio nel 1971) saliva su una struttura di metallo irta di punte taglienti, in Projet de silence (del ’70) tentava di scalare a mani nude la parete di una cava di sabbia.
Il corpo non era più un “trasmettitore” di idee: diventava l’idea stessa della sofferenza, il luogo intimo della “passione”. Sempre comunque dentro un transfert dell’io verso il fuori, verso una dimensione universale. Cosa che diventerà assoluta con le Partitions degli Anni Ottanta: autentiche installazioni composte da fotografie, disegni, oggetti distribuiti ordinatamente sulle pareti, in cui il corpo sparisce, si rende invisibile, insituabile. Si passa dalla materia all’assenza, da una ferita viva a una ferita allusa. “Il corpo è là”, diceva l’artista, “è un corpo, un uomo e insieme la sua forza immateriale che lo abita”. Di esso non rimangono che tracce, effetti di Sindone, orme enigmatiche: le teche-sarcofago della Prière des pauvres et les corps de Saints, le lastre de La Chair resuscitée.
Così Partitions non sta solo a indicare separazione, disgiunzione (la memoria del corpo smembrato dei martiri), ma anche ripartizione, distribuzione (il corpo mistico offerto ai fedeli). Si canta la morte, ma per dare la vita e la conoscenza agli altri, si celebra il lutto come un “gesto d’amore”.
Luigi Meneghelli
Rovereto // fino all’8 luglio 2012
Gina Pane – È per amore vostro: l’altro
a cura di Sophie Duplaix
Catalogo Actes Sud
MART
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