Maciunas il trevigiano
Bonotto e Conz. Sono i nomi di due collezionisti e soprattutto di due archivi. Un paradiso nel Nord-Est per chi ama Fluxus. E ora Treviso celebra un giubileo in onore del movimento e suoi alfieri locali. Fino al 27 maggio, Palazzo Giacomelli va sotto il nome di flusso.
Ancora una volta, nel vitale Nord-Est la compenetrazione arte/vita di Fluxus prende forma in una mostra voluta dagli illuminati collezionisti Francesco Conz e Luigi Bonotto, che già nel 1995 avevano promosso la grande esposizione di Bassano Del Grappa anticipata da Ubi Fluxus Ibi Motus, a cura di Achille Bonito Oliva, alla 44. Biennale di Venezia, nel 1990.
Negli Anni Settanta, l’Azione del Flusso di Creatività (Fluxus) ha dilagato dall’America all’Europa con un movimento centripeto che coinvolge con circolarità le sfere dell’invenzione, della partecipazione, del fare e creare arte con un’interdisciplinarietà che non ha pari. Nel 1961 George Maciunas ha pronunciato per la prima volta in una galleria newyorchese questa parola dalle sfumature complesse, e al 50esimo dalla sua epifania una realtà multiculturale come TRA ne ha reiterato l’eco negli spazi di Palazzo Giacomelli. Obiettivo: condividere tra la performance sonora del compositore Philip Corner, cofondatore del movimento, e le opere collezionate da estimatori veneti e magistralmente curate da Valerio Dehò, modalità, impegno, sperimentazione, germinazione incontrollata e stupefacente.
La contaminazione delle diverse arti che abita di continuo il bilico della soglia è nata in quella culla prolifica e invadente mentre il mondo era ancora ingessato nella Guerra Fredda e dovevano ancora esplodere i movimenti pacifisti e ambientalisti. Da Fluxus in poi, musica, arte, pittura, design, letteratura, azione sono diventati un melting pot possibile da cui hanno preso forma il Gruppo Gutai, l’esperienza del Black Mountain College in cui nascono gli happening, la poesia di Giuseppe Chiari, la potenza dell’Azionismo Viennese, l’arte totale di Yoko Ono, l’eclettismo di Al Hansen, la scrittura di Ben Vautier, la vitale gestualità di Ben Patterson, la Parola Evento di George Brecht, il libro An Antology del 1963 di La Monte Young e Jackson Mac Low.
La nascita ufficiale del movimento risale al Fluxus Internazionale Festspiele Neuester Musik di Wiesbaden nel 1962, mentre le radici storiche e i padri putativi sono da individuare indiscutibilmente nel Dadaismo, Marcel Duchamp, John Cage. Nella spinta coinvolgente di Fluxus, anche gli stessi collezionisti non si sono limitati ad acquistare, bensì hanno sentito la necessità di produrre arte concependo realtà come l’Archivio e le Edizioni Conz, che hanno portato tra il 1974 e il 1978 in terra veneta autori come Nam June Paik, Charlotte Moorman, Al Hansen, Jon e Geoffrey Hendricks e in seguito Takako Saito, Peter Moore, Alison Knowles, Bob Watts, Daniel Spoerri, Emmett Williams, Carolee Schneemann.
Se il concetto fluxiano di incontro è presupposto fondante dell’Archivio Francesco Conz, questo è stato interpretato in forma incondizionata nella sua evoluzione, che non ha mai perso di vista la compenetrazione d’intenzioni e la sosta intellettuale, anche grazie all’apporto di Bob Watts e ad appuntamenti con i grandi del Novecento, da Joseph Beuys ad Allan Kaprow, Robert Ashley, Robert Filliou, Juan Hidalgo e Lawrence Ferlinghetti. E se i nomi stranieri sono stati certamente prevalenti in questa grande realtà Fluxus, è stata l’Europa e questo angolo d’Italia uno dei motori di collaborazione, circolazione culturale, fervente vitalità e concreta articolazione di matrice gestaltica in cui “il tutto è più della somma delle singole parti”.
Martina Cavallarin
Treviso // fino al 27 maggio 2012
Fluxus Jubileum
a cura di Valerio Dehò
Catalogo Antiga Edizioni
PALAZZO GIACOMELLI
Piazza Garibaldi 13
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