Jonny Briggs, ventisettenne di Berkshire, lavora con suo padre. Nel senso che il padre compare in molte delle sue foto, ne è il soggetto, e attorno alla sua figura e al rapporto complesso instaurato con essa ruota tutto il lavoro del giovane artista. La costruzione della propria identità è il processo messo in scena nelle opere.
Al centro delle rappresentazioni di Jonny Briggs c’è sempre una declinazione dell’idea di “eredità”. In Un-seeing (2012), ad esempio, una visione solare e “autentica” del bosco taglia al centro il grande paesaggio spettrale; da destra, come uno di quei personaggi del teatro e degli affreschi rinascimentali che funzionavano da “indicatori”, da collegamento tra la dimensione degli spettatori e quella della fantasia, la figura tragica e inquietante di questo padre.
Ancora più esplicito, in questo senso, è Portal (2011): al centro di un interno completamente oscurato da un nero bituminoso, emerge il medesimo segno. L’unica porzione di pelle “viva” è quella attorno all’occhio. L’unico tratto “vero” in questo quadro di ombre ci guarda fisso.
Il nucleo di questa attività risiede in quello che Sigmund Freud definì Unheimlich: “Il perturbante è quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare”. Il padre è così, per Briggs, una funzione del suo rapporto con il mondo. Controllando suo padre nella gestione di queste fotografie, Briggs cerca di controllare ciò che tende sempre a sfuggire, a sopraffarci, ad agirci. Cerca di tenere insieme i pezzi.
Questo procedimento è in atto ovunque, nelle fotografie di Briggs: in Supernatural (2012) le gambe della madre sono sovraccaricate, rese più vere del vero, come l’erba artificiale su cui posano; in Smilin Inside (2011), l’artista ride all’interno del guscio ricavato con il viso del padre, e questa risata si trasforma in un ghigno; in Shoe (2011), un calco in vetro della sua prima scarpa, Briggs cerca di cristallizzare la parte più impermanente e al tempo stesso più importante nella vita di ognuno, l’infanzia.
E nella bellissima serie Schisms (2011), memore forse delle foto rivelatrici del piccolo Cole nel film Il sesto senso, le immagini familiari tagliano in profondità e con acutezza i fantasmi autobiografici: il volto dell’artista-bambino si sovrappone di volta in volta al corpo della sorella, a quello di un cane, o al vuoto.
Christian Caliandro
Verona // fino al 26 maggio 2012
Jonny Briggs – Familiar / Familial
FAMA GALLERY
Corso Cavour 25/27
045 8030985
[email protected]
www.famagallery.com
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