Opera d’arte totale e utopie simili
Se a Vienna una rondine non fa primavera, un Rondinone sì. E mentre lui, Ugo, inaugura il corso di un centralissimo sito ringiovanito di due secoli, in altri quartieri si concretizza l’opening di nuovi spazi, nuovi percorsi, luoghi, ambienti, atmosfere.
Senza la Viennafair ai primi di maggio, non è la solita primavera viennese. Pazienza però, è semplicemente un arrivederci a settembre: Dasvidania tovaric! Proprio così, c’è giusto il tempo di imparare qualche parola in russo, data la provenienza della nuova proprietà fieristica. Per il resto, era tutto scritto ormai da parecchio, è bastato solo attendere. Anche Artribune ne aveva accennato in varie occasioni.
Tra l’inverno scorso e la primavera, a Vienna ecco venire alla luce nuovi impianti per l’arte generati da istituzioni di rilievo. Per primo il Museo Belvedere, già ben provvisto di un articolato apparato espositivo nell’ambito monumentale del suo scenario barocco. Non bastava. Sul finire dell’autunno, il Belvedere inaugurava, extramoenia, la 21er Haus, il proprio museo del contemporaneo.
Più che altro, però, quell’apertura era stata l’occasione per una festa collettiva del popolo dell’arte. Il vero battesimo del fuoco, per non dire la tenuta espositiva di questa nuova struttura, data la particolare conformazione dello spazio interno, si son visti solo nei mesi successivi con la messa in opera di un’esposizione estremamente pervasiva sia nel nome che nei fatti: Utopie Gesamtkunstwerk. Ed è un collaudo positivo per una struttura difficile da gestire, appunto, la cui area espositiva principale consiste in un grande spazio quadrangolare senza divisioni, sormontato da un soppalco disposto a balcone perimetrale con medesima funzione.
Argomento da vertigine per questa collettiva con una sessantina di artisti di rilievo. Quanto al conio ottocentesco del teorema Gesamtkunstwerk, dovuto al musicista tedesco Richard Wagner, è stato terreno di conquista nei desideri di tutte le avanguardie a venire.
L’esposizione consta di installazioni in cui convivono, ben scanditi e senza annullarsi reciprocamente, schermi e videoproiezioni, quadri, sculture, assemblaggi, fusioni e con-fusioni di voci, rumori, musica, narrazioni, truismi, ossessioni e sovversioni, con equilibri staticamente precari. Beuys, Bonvicini, Buren, Graf, Matta-Clark, McCarthy, Schlingensief, Schinwald, West, Zobernig… Si attraversa – letteralmente – una teatralità visionaria che nel suo complesso appare come un efficace “display” a molte dimensioni ideato dall’artista Esther Stocker. Un’artista attiva in Europa e negli Stati Uniti, con intermezzi italiani, romani in particolare. In realtà lei italiana lo è, pur facendo base a Vienna: origine altoatesina/sud-tirolese. L’allestimento di questa mostra è, in scala maggiore, una prova coerente, seppure in apparenza eterogenea, di quella sua attitudine artistica incentrata su indagini spazio-temporali – con un probabile sottinteso kantiano – in relazione alle infinite potenzialità dell’esperienza.
Altrove, giro di boa per la TBA 21, sigla abbordabile della fondazione Thyssen-Bornemisza Art Contemporary. Cambia domicilio espositivo con il vento in poppa, trasformando l’atelier dello scultore Gustinus Ambrosi (1893-1974), nel parco Augarten, in una sorta di kunsthalle, date le considerevoli dimensioni: preview in questi giorni. Cinquanta metri per lungo posson bastare?
Capitolo Ugo Rondinone, artista svizzero residente a New York. Corre a infrangere un tabù al Kunsthistorisches Museum di Vienna, quella roccaforte dell’arte classica ai vertici mondiali per l’importanza della sua sterminata collezione di dipinti, soprattutto italiani, dei secoli d’oro. Rondinone espone una sua opera nel centralissimo parco Volksgarten all’interno del Theseustempel, un tempietto primi Ottocento – competenza, appunto, KHM – oggi magnificamente restaurato. La cella del Tempio di Teseo può vantare nella sua storia un ospite di tutto riguardo, il gruppo marmoreo Teseo e il centauro di Antonio Canova, conservato lì per una settantina d’anni, fino al 1890, quando fu poi trasferito nel museo. Si aprono così imprevedibili spiragli. Classico e contemporaneo, dunque? Ja, bitte, sembra essere la risposta dell’austero KHM, che a tale proposito ha elaborato un impegnativo programma a medio termine anche tra le mura della sua monumentale dimora. Questione fondamentale: rimanere fedeli a se stessi vuol forse dire chiudersi nel passato? Oppure, per un importante museo storico, la tradizione consiste nel tramandare il lavoro di acquisizione/esposizione di opere d’arte lungo il corso del tempo?
Suggestiva e tutt’altro che stridente l’opera che Rondinone ha portato con sé. La scultura wisdom? peace? blank? all of this? è un albero di olivo secco dalla consistenza di una fusione d’alluminio smaltata di bianco. Possiede l’alone evocativo di una metamorfosi mitologica in accordo con l’atmosfera classicheggiante di questo giardino capace di infondere al visitatore una leggerezza ironicamente introspettiva. D’altronde è pur vero che “i greci erano superficiali per troppa profondità”, Nietzsche dixit.
Franco Veremondi
Vienna // fino al 20 maggio 2012
Utopie Gesamtkunstwerk
a cura di Bettina Steinbrügge e Harald Krejci
21ER HAUS
Schweizergarten – Arsenalstraße 1
+43 (0)1 79557700
[email protected]
www.21erhaus.at
Vienna // opening 29 maggio 2012
TBA 21 – THYSSEN-BORNEMISZA ART CONTEMPORARY AUGARTEN
Scherzergasse 1a
+43 (0)1 51398560
[email protected]
www.tba21.org
Vienna // fino al 24 giugno 2012
Ugo Rondinone – wisdom? peace? blank? all of this?
KUNSTHISTORISCHES MUSEUM WIEN – THESEUSTEMPEL
Volksgarten
+43 (0)1 525240
[email protected]
www.khm.at
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati