Postmoderno policentrico
Al di fuori dell’utopia, regolamentata e strutturata, si riscopre la libertà. Lo rivela “Postmodernismo. Stile e Sovversione 1970-1990”. La mostra, che arriva direttamente da Londra, è aperta al Mart di Rovereto fino al 3 giugno. E chissà se pure in Italia susciterà un dibattito…
Una mostra polimorfa e policentrica. L’arrivo di Postmodernismo. Stile e Sovversione 1970-1990 al Mart di Rovereto (la mostra viene dal V&A Museum di Londra) significa anche celebrare il contributo italiano al movimento. Due nomi in primis nel campo del design: Alessandro Mendini ed Ettore Sottsass. Stretta fra due date, con il desiderio nemmeno troppo velato di considerare quel momento concluso, la mostra sconfina in più ambiti disciplinari, con l’obiettivo di far respirare una temperie culturale che si è diffusa attraverso i media nella “società dello spettacolo”.
Prendendo le distanze dallo Stile Internazionale, Postmodernismo parte da Lassù, la sedia “modernista”di Mendini che fu lasciata bruciare come un trono per la copertina di Casabella. Sulle ceneri del Modernismo riaffiorano i colori, con le teiere e i totem di Sottsass. Riemerge quella sensorialità tralasciata dal purismo modernista. Qui le teiere sono concepite come architetture in miniatura e le architetture come sculture. “Non faccio molta differenza tra architettura e design”: è una rivendicazione di libertà, quella di Sottsass, che non rinnega il Neoplasticismo, ma lo integra con spiritualismo orientale ed espressività pittorica tipicamente italiana.
Dalle suggestioni di civiltà lontane al fascino americano. Robert Venturi e Scott Brown sostengono i valori dell’inclusione (et et) piuttosto che dell’esclusione (aut aut) attraverso le loro immagini della Strip di Las Vegas. Sia quest’ultima città che Versailles possono suggerire un valido modo per andare oltre le stanche e ripetitive forme dello Stile Internazionale. E ripartire da un rapporto reale tra l’architettura e una città modificata da pubblicità, cultura pop e media.
Nel turbinio delle contaminazioni, si spazio dai video musicali alla grafica editoriale e musicale. Ad esempio, la sedia di Nathan Silver, immagine copertina del libro Adhocism: The Case for Improvisation, scritto assieme a Charles Lenks. Silver è il bricoleur per eccellenza, così come lo è Robert Rauschenberg. E la sedia adhochista prende forma da un assemblaggio di residui e distruzioni antecedenti.
Importante anche l’influenza del punk, come appare dai gioielli di Schobinger o dallo stereo in cemento di Ron Arad. Lo scenario del Posthuman è invece aperto dai replicanti di Blade Runner, e torna nelle cupole energetiche indossate dai Devo. Ma la parte più “ingombrante” spetta all’architettura, improntata al saccheggio di stili storici e caratterizzata da ironia e impurità. Il Campidoglio di Roma approda finanche in Giappone nella tecnopoli di Tsukuba di Isozaki. Architettura spettacolare e amante delle rovine.
Antonella Palladino
Rovereto // fino al 3 giugno 2012
Postmodernismo. Stile e Sovversione 1970-1990
a cura di Glenn Adamson e Jane Pavitt
Catalogo Electa
MART
Corso Bettini 43
800 397760
[email protected]
www.mart.tn.it
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