Tutte le carni di Lucian Freud
Il corpo, la carne, le trasparenze della pelle. Per raccontare meravigliosamente di percorsi interiori. In lunghe sedute per ritrarre essenze profonde e nascoste. Sono i ritratti di Lucian Freud, in mostra alla National Portrait Gallery di Londra fino al 27 maggio.
Ha colpito come, in un giorno qualsiasi della settimana, continuo e fitto fosse il flusso di visitatori, con le sale dedicate a Lucian Freud (Berlino, 1922 – Londra, 2011) inondate di visitatori d’ogni età. Tutti di fronte a quei volti, a quei corpi esposti – spesso di un naturalismo tragico tra Egon Schiele e Francis Bacon, di cui Freud era amico -, la pelle di una speciale luminosità di vene, con sfumature studiate a lungo, e che più volte diffondono un senso di disfacimento.
Un percorso nel tempo, tra il 1940 e l’anno della morte, per questo nipote del grande Sigmund, che insieme alla famiglia si trasferì in Inghilterra, in fuga dal nazismo: fra i ritratti vi sono i volti di parenti, amici, la madre, ma anche opere dedicate a personaggi di rilievo, come il Barone Hans Heinrich Thyssen-Bornemisza posto all’ingresso. Lungo un corridoio, alcune foto mostrano il pittore che sta lavorando nel suo studio, mentre seduta tranquilla, la corona in testa, sta la regina d’Inghilterra.
Di particolare energia espressiva sono le grandi tele con i corpi nudi, un’animalità abbandonata, tracce di desiderio esausto, a volte anche corpi vasti, debordanti. Ma inconfondibile, potente sempre, è la poetica di Freud, il colore paragonato alla stessa carne nel comporre, definire la persona, il suo lavoro lasciato crescere pazientemente, ore e ore nel suo studio, dialogando, chiacchierando con chi va intanto svelandosi, ombre del volto, verità segrete. Un Realismo che dialoga con l’Espressionismo, ricerca di somiglianze e di essenze sotterranee, vie complesse dall’effetto potente, affascinante. Corpi nudi nel sonno And the Bridegroom, solo un lenzuolo sul letto, un paravento scuro sul fondo.
Freud amava cogliere le relazioni di chi ritraeva con lo spazio intorno: ogni sua creazione – spiega Martin Gayford – è capace di riprodurre l’individualità del soggetto e insieme la personalità dell’artista, “it was something unique seen by someone unique”. Grandi occhi aperti per i soli volti, smarriti, malinconici spaesati, in un’indefinita attesa: così ad esempio per Girl in a Dark Jacket, Hotel Bedroom o Portrait of John Minton. Indimenticabili i ritratti della madre, le espressioni, la postura, quelle mani invecchiate, nodose. Particolare cura per i tessuti: “Quando dipingo gli abiti, in verità dipingo figure nude coperte di vestiti”.
La maggior parte delle opere in mostra provengono da collezioni private: anche questo rende eccezionale l’esposizione londinese, un appuntamento importante nella città che si sta preparando a ospitare le Olimpiadi.
Valeria Ottolenghi
Londra // fino al 27 maggio 2012
Lucian Freud – Portraits
NATIONAL PORTRAIT GALLERY
St Martin’s Place
+44 0844 2485033
www.npg.org.uk
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