Dai pezzi storici di Chamberlain alle complesse situazioni di Sarah Sze, eroina designata per il padiglione a stelle e strisce alla prossima Biennale. Tra i diversi filoni della scultura rinverdisce, negli Stati Uniti, il gusto mai tradito per l’objet trouvé, l’accumulo, la lirica dei materiali. Cristina Lei Rodriguez porta per la prima volta in Italia un universo visivo dalla prepotente carica tattile; assemblaggi selvaggi immersi in uno smalto che offre luminescenze glitter, con risultati che vanno dalla compostezza del recente Find Again (con il fulgido contrasto cromatico tra rosso e argento) al pathos di Decadence, corallo post-atomico che riprende fattezze da manuale di anatomia.
Ad accompagnare Lei Rodriguez, una ventina di (giovani) leve del panorama anglosassone, tutte a sguazzare tra scultura e dintorni: dalla scandalosa veterana Lynda Benglis ad Aaron Angell. Attenzione a Molly Zuckerman-Hartung, nome di riferimento tra gli emergenti di stanza a Chicago; ma anche a Steve Bishop, già entrato in orbita Saatchi con le sue stilose tassidermie.
Francesco Sala
Milano // fino al 28 luglio
Cristina Lei Rodriguez – Recover
Changing States of Matter
BRAND NEW GALLERY
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