Se la fotografia fa il doppio gioco
L’immagine fotografica raccontata in tutta la sua intrinseca ambiguità. Una collettiva con opere della Collezione della Cassa di Risparmio di Modena mette in discussione la fotografia come registrazione asettica della realtà. Alla Fondazione Bevilacqua la Masa di Venezia fino al 24 giugno.
La fotografia, si sa, non è solo un ritratto inequivocabile del dato visivo. I giochi delle inquadrature a volte sfasano i piani, appiattendo le prospettive, invertendo le dimensioni, deformando i contorni. Lo spostamento dei punti di vista accentua i dettagli e li rende dei soggetti, allontana i primi piani o mette a fuoco gli sfondi. Se questo può succedere dal punto di vista del dato visibile, altrettanto può verificarsi sul piano dei concetti e delle informazioni veicolate.
A discrezione di chi esegue lo scatto, una scena può apparire surreale pur essendo ripresa in modalità iperrealistica; si possono scatenare passioni negative davanti a semplici giocattoli, si può provare paura al cospetto di un volto e si può ammirare l’eleganza di una scena violenta.
Negli spazi della Fondazione Bevilacqua La Masa a Piazza San Marco, la mostra Doppio gioco. L’ambiguità dell’immagine fotografica, curata da Filippo Maggia, raccoglie le opere della Collezione Fondazione della Cassa di Risparmio di Modena e ha un cardine espositivo che ruota proprio intorno all’abbandono della fiducia in ciò che si vede.
Autori provenienti da tutto il mondo si ritrovano riuniti in un’esposizione collettiva che come legante non ha né il tema né le forme, ma che individua, nella strategia più fine del linguaggio fotografico, la visuale psicologica di uno sguardo posto dietro l’obiettivo. Tra i nomi che spiccano nella rosa della collezione si trovano, tra gli altri, Yasumasa Morimura (Giappone) a cui la Bevilacqua ha in passato dedicato una personale, Samuel Fosso (Camerun), e Fikret Atay (Turchia). Immagini che raccontano situazioni difficili proposte in modo scherzoso, attimi di vita dolorosi presentati giocosamente, interrogativi sulle pieghe più ardue della vita interpretati con umorismo, scene lievi e naturali che diventano lugubri e nebbiose. Ogni scatto acquista una “doppia faccia” e sta all’osservatore decidere come porsi e quale preferire. Ogni immagine richiede attenzione, tempo, osservazione ma soprattutto la disponibilità, da parte del visitatore, a farsi ingannare. Solo apparentemente, solo per qualche istante. Il gioco tuttavia si fa doppio solo per chi si ferma un attimo in più e si predispone all’ascolto della storia raccontata.
Mettere in dubbio alcune certezze, porsi domande su ciò che sembra di vedere, lasciar parlare il dettaglio sono, qui, gesti imprescindibili. Per chi passa rapidamente da un’opera a un’altra, invece, la proposta rischia di apparire silente.
Chiara Casarin
Venezia // fino al 24 giugno 2012
Doppio Gioco. L’ambiguità dell’immagine fotografica
a cura di Filippo Maggia
FONDAZIONE BEVILACQUA LA MASA – GALLERIA DI PIAZZA SAN MARCO
San Marco 71c
041 5237819
[email protected]
www.bevilacqualamasa.it
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