Umanità svelate

Alla Fondazione Stelline di Milano, Marlene Dumas presenta, fino al 17 giugno, una mostra di opere recenti, per lo più inedite. Un intreccio di storie e sentimenti che oscillano tra la grazia e il dramma, in una rivisitazione di immagini e citazioni che si traducono nell’espressione viva e palpitante di corpi e di volti.

Tra sorte e destino si sviluppa la mostra di Marlene Dumas (Città del Capo, 1953; vive ad Amsterdam) alla Fondazione Stelline. Due parole che, sebbene simili, per l’artista assumono accezioni differenti: una (la sorte) più pagana e impersonale, l’altra (il destino) più religiosa e soggettiva.
Secondo Marlene Dumas, la libertà dell’uomo si incastra tra questi due poli, in una condizione vulnerabile che si nutre di contrasti. Spesso accade che il significato più profondo delle cose si manifesti in tutta la sua pregnanza nel momento in cui si conosce il suo opposto, in una sorta di paradossale antitesi conciliatrice che si esprime con intensità. Amore-dolore, fede-tragedia, fisicità-metafisicità, abbandono-rivalsa, pittura-poesia: sono alcuni dei parallelismi che l’artista espone nelle sue opere, in un percorso segnato da tracce di profonda umanità. Frammenti di storie personali e collettive, antiche e recenti, in cui la grazia sembra aver ceduto il posto al dramma, e che Marlene Dumas reinterpreta con pennellate veloci e incisive.

Marlene Dumas Gravità 2012 olio su tela courtesy the artist ph©Peter Cox Umanità svelate

Marlene Dumas - Gravità - 2012 - courtesy the artist - photo Peter Cox

La figura femminile viene ripresa più volte come simbolo e pilastro del legame naturale e ancestrale che si crea tra madre e figlio. Numerose le ispirazioni in questo senso, prime fra tutte la Pietà Rondanini di Michelangelo e Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini. Figure materne dolenti, delle quali Marlene Dumas coglie il dramma e la pietas per restituirli in volti e corpi che si confondono nell’abbraccio struggente della morte. Immagini iconiche che rinunciano alla loro aura per partecipare alla rappresentazione più tormentata dei sentimenti umani in un intreccio di braccia, in uno sguardo accorato, in una bocca contratta da un grido.
Anche i numerosi crocefissi rappresentati in mostra pongono la figura di Cristo in una dimensione di umana sofferenza. Ed è qui che l’artista trova la più sublime dialettica tra fisico e metafisico, rileggendo un tema iconografico tradizionale attraverso una personale ricerca, che va oltre il significato prettamente religioso.

Marlene Dumas Angels in Uniform 2012 olio su tela courtesy the artist ph. ©Peter Cox Umanità svelate

Marlene Dumas - Angels in Uniform - 2012 - courtesy the artist - photo Peter Cox

La storia e la tradizione dello stesso palazzo che ospita la mostra torna a rivivere nelle opere di Marlene Dumas: le cosiddette “stelline” (le bambine e ragazzine orfane ospitate nell’ex collegio) vengono ritratte con il vestito istituzionale o nella foto di classe annuale. Ispirata dai documenti d’archivio, l’artista ha voluto segnare con questi ritratti un’ulteriore tappa di questo percorso umano e, nel contempo, far rivivere negli spazi la loro presenza, come una sorta di riscatto, proprio dove in passato avevano scontato i loro affetti mancati.

Serena Vanzaghi

Milano // fino al 17 giugno 2012
Marlene Dumas – Sorte
a cura di Giorgio Verzotti
FONDAZIONE STELLINE
Corso Magenta 61
02 45462411
[email protected]
www.stelline.it 

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Serena Vanzaghi

Serena Vanzaghi

Serena Vanzaghi (Milano, 1984) è laureata in Storia dell'arte con una specializzazione incentrata sulla promozione e l'organizzazione per l'arte contemporanea. Dal 2011 si occupa di comunicazione e progettazione in ambito culturale ed editoriale.

Scopri di più