Yugo Underground
Si avvia al termine il nostro reportage a puntate in territorio balcanico. Che ha raccontato Paesi martoriati dalla guerra di vent’anni fa, ma che hanno dimostrato una invidiabile forza d’animo nel risollevarsi e nel puntare sulla creatività. La Serbia non fa eccezione, da Belgrado alla “periferia”.
La complessità dell’universo balcanico non può essere compresa con l’utilizzo di schemi geografici che tendono a semplificare, a ridurre all’osso una cultura così articolata e molteplice.
La conversione forzata del territorio e la materializzazione del nazionalismo imperante, nozione astratta della vita moderna, ha avuto sui Paesi dell’ex Jugoslavia nell’ultimo decennio del XX secolo conseguenze disastrose in relazione alle connessioni tra politica ed estetica. La decade che ne seguì fu marcata dalla disgregazione del sistema sociale ed economico, e il risultato disorientante ebbe notevoli ripercussioni sul sistema dell’arte contemporanea: per la maggior parte degli artisti, questo periodo ha significato una lotta per la sopravvivenza sia personale che professionale.
In Serbia, da una parte l’embargo culturale negava i contatti con il resto del mondo, dall’altra le istituzioni ufficiali abbagliate dalla ricerca di origine divine, dal lustro della tradizione, finirono per occludere ed emarginare le pratiche artistiche esuli da questo tipo di ricerca. Spazzati via i grandi musei, i grandi circuiti, l’arte contemporanea ritorna ai territori, nelle strade, si rinnova nei processi collettivi.
Belgrado e Novi Sad, le due eccellenze serbe, sono bacino di accademie, università, musei, centri espositivi, associazioni culturali, gallerie pubbliche e private dove, a dispetto della recente storia geopolitica e sociale, il panorama culturale contemporaneo è caratterizzato da una produzione artistica effervescente per quantità e qualità.
Il settore indipendente si sviluppa rapidamente: Radio B92, Cinema Rex, Centro per la Decontaminazione Culturale, Centro per l’Arte Contemporanea-Belgrado, Fondazione Soros, Centro per la Cultura Contemporanea Konkordia in Vrsac, con la collaborazione di mecenati privati riescono a mantenere faticosamente il passo con la scena artistica internazionale. Ma la sua presenza sulla ribalta mondiale è sancita solo dopo i cambiamenti politici e la costruzione di un network con le nazioni vicine.
Complice l’interesse voyeuristico dell’Occidente, istituzioni e fondazioni tra le più importanti – come la Neue Galerie Graz nel 2002, il Museum Friedericianum di Kassel nel 2003 e l’Essl Museum di Vienna, sempre nel 2003 – ospitano una serie di mostre dedicate ai Balcani curate da personaggi come Peter Weibel, René Block e Harald Szeemann, dove molti artisti serbi sono selezionati.
Nel frattempo, la volontà del nuovo team curatoriale del Museo di Arte Contemporanea, con a capo Dejan Sretenovic, e la Galleria Remont, in cooperazione con curatori e artisti internazionali danno vita a svariate manifestazioni artistiche: il Salone di Ottobre, il Memoriale di Nadezda Petrovic e la Biennale di Arti Visive in Pancevo.
Nello specifico, il Salone di Ottobre – riferimento per antonomasia della cultura serba dal 1960 – si trasforma in un evento cosmopolita dal 2005, accogliendo artisti e curatori stranieri, e nel 2011 vanta la presenza di Jan Fabre e la curatela di Galit Eilat da Israele e di Alenka Gregoric dalla Slovenia. Sfortunatamente, la Biennale dei Giovani Artisti, organizzata dal Centro per la Cultura Contemporanea Konkordia, ha breve vita: l’ultima edizione risale al 2004, proprio nel momento di maggior visibilità e proprio quando diventa un punto di riferimento per i giovani artisti provenienti dai tutti i Balcani.
Nel 2001 prende il via Real Presence, workshop internazionale con la curatela di Biljana Tomić e Dobrila Denegri (oggi direttrice del Coca di Torun): la città di Belgrado è invasa da un numero considerevole di artisti provenienti da tutta Europa e la sua ultima edizione, nel 2011, ha contato la partecipazione di oltre cento emergenti.
Una valida programmazione sia editoriale che performativa è stata proposta negli ultimi anni dal Museo di Arte Contemporanea della Vojvodina e dal suo direttore Zivko Grozdanic che, attraverso l’utilizzo di nuove pratiche museologiche volte a stimolare l’impegno sociale, tende a ridefinire la posizione dell’istituzione in rapporto con la cittadinanza.
Il Museo di Arte Contemporanea e il Museo Nazionale di Belgrado sono chiusi per restauro: avrebbero dovuto riaprire nel 2010, ma delle loro sorti non si sa ancora nulla. Questo potrebbe far pensare a un assopimento della scena culturale o a una mancanza d’interesse da parte delle nuove generazioni. Invece la mappatura della creatività contemporanea rivela un proliferare vivace di luoghi, happening, iniziative, qualcosa che la cultura crea in ogni dove e in ogni momento, sia in centro che in periferia, all’interno dei cortili, nei centri commerciali, nelle scuole, negli edifici industriali, nei magazzini, negli scantinati, nei docks situati sulle sponde dei fiumi Sava e Danubio, o nella confusione del traffico in transito.
Il coraggio e l’entusiasmo sia degli artisti (da Ana Adamovic a Branka Nedimovic, da Gorаn Micevski a Vladimir Nikolic, da Nina Todorovic a Marko Stojanovic) che dei curatori (fra gli altri: Miroslav Karic, Milica Pekic, Una Popovic, Branislav Dimitrijevic, Jelena Vesic, Branka Curcic, Maja Ciric, Radmila Joksimovic, Ivana Marjanovic e Vida Knezevic) hanno favorito la nascita di un solido network tra organizzazioni quali Remont, Kiosk, Ozone, Kontekst, Cinema Rex, KG Grad, NKA, Art Klinika e KUDA.ORG di Novi Sad, con luoghi istituzionali come il Salone del Museo di Arte contemporanea, Visual Art Gallery_Centro Culturale di Belgrado, Dom Omladine, Centro Culturale Magacin, nonché gallerie private come Nova Galleria, Zvono, Haos e Selling Gallery.
Inoltre, nuove aperture di spazi espositivi a Belgrado – come Treci Beograd, il Museo Macura istituito dal collezionista
Vladimir Macura e ITS-Z1, inaugurato nella zona periferica Ritopek su iniziativa dell’artista serbo-newyorchese Dragan Ilic – favoriscono una ulteriore opportunità di scambio culturale sia all’interno del circuito locale che transnazionale.
Attivismo creativo gratificato dal Festival Internazionale di arte e cultura contemporanea_donumenta 2011 di Regensburg, che quest’anno ha scelto la Serbia come rappresentante tra le nazioni che si affacciano sul Danubio.
E poi la vittoria dell’UniCredit Venice Award (durante la scorsa Biennale) da parte dell’artista Todosijevic Dragoljub Rasa e del curatore Zivko Grozdanic, con il progetto Light and Darkness of Symbols, è una conferma del dinamismo e dell’esplosione creativa contemporanea serba.
Zara Audiello
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #6
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