Luce divina e razionale
Una bella mostra per riscoprire Villa Clerici, gioiello nascosto nel cuore di Niguarda, a Milano. È “Immagine della luce”, che fino al 4 luglio raccoglie opere di Colombo, Morellet, Varisco, Dadamaino. Per un incontro riuscito - per una volta - fra arte contemporanea e temi sacri.
È un terreno rischioso, quello dell’incontro fra la religione e l’arte contemporanea, che è laica non per scelta contingente ma per costituzione. Quasi immancabilmente dietro tale dialogo si cela una volontà di asservimento che snatura l’arte contemporanea, abbassandola a livello di illustrazione o fraintendendola a livello di discorso critico.
Due casi recenti evidenziano questa tendenza. Quello di Bill Viola, che nella conferenza di presentazione dell’ottima mostra a Villa Panza non ha pronunciato una sola parola a proposito di sacro e religione, anzi si è prodotto in un’esemplare perorazione della riscoperta di un approccio comunitarista e progressista alla dimensione sociale. Eppure sulla stampa tale discorso è stato riassunto facendo ampio uso di categorie trascendentali e religiose. E sintomatico è anche il caso di Safet Zec, inspiegabile presenza alla Besana di Milano intesa come maldestro omaggio alla visita del Papa.
Il rischio di appropriazione indebita è invece scongiurato nel caso della mostra Immagine della luce, fino al 4 luglio alla Villa Clerici di Milano, splendido edificio settecentesco che ospita il primo museo d’arte sacra italiana. Con grande discrezione, la mostra si limita a isolare un tema fondamentale sia per la religione che per l’arte, quello della luce, senza ulteriori sovrapposizioni che sarebbero state quanto mai inopportune soprattutto per artisti delle neoavanguardie.
L’impronta della galleria Invernizzi, che collabora all’esposizione, è ben visibile, ma non ci troviamo davanti a una delle troppe mostre in affitto, si tratta invece di una rassegna ben concepita e strutturata, che presenta opere di qualità, spesso rare e poco viste, di grandi artisti come Morellet, Colombo, Varisco e molti altri.
Nel portico aprono il percorso i parallelepipedi di acciaio di Nicola Carrino, realizzati per l’occasione come alcuni altri lavori esposti. Dopo Sonego e Querci sullo scalone, la prima sala propone un bel neon di François Morellet, sinuoso come una calligrafia fatta con la luce, e il riflettore di Verjux che focalizza l’attenzione su una porzione del soffitto. E poi via via, pezzi ottimi di Dadamaino, uno Schema luminoso variabile di Grazia Varisco, uno Spazio curvo del 1992 di Gianni Colombo, l’allusione a Leon Battista Alberti di Mauro Staccioli…
Un percorso vario ma coerente, arricchito dall’interazione tra le opere minimali e lo sfarzo delle sale storiche, nobilita anche l’opera di artisti di solito meno convincenti e più decorativi, come Francesco Candeloro, qui presente peraltro con due opere di buona fattura.
La mostra è l’occasione giusta per scoprire la Villa Clerici, splendido edificio nascosto nel cuore più popolare del quartiere Niguarda e pochissimo conosciuto. Ed è anche l’occasione per visitare la raccolta d’arte sacra, che a parte qualche opera minore e un po’ troppo illustrativa raccoglie pezzi di Messina, Manzù, Vago, Usellini, Zigaina. Impressionante e libero rispetto al soggetto il Ritratto di un papa (1968) di Floriano Bodini, che troneggia in una delle sale additando il visitatore.
Stefano Castelli
Milano // fino al 4 luglio 2012
L’immagine della luce
a cura di Paolo Bolpagni e Francesca Pola
VILLA CLERICI
Via Terruggia 8
02 6470066
www.villaclerici.it
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