Dopo aver pazientemente costruito un alfabeto concettuale, agganciando simboli e contenuti culturali, Giuseppe Stampone (Cluses, 1972; vive a Teramo) sta articolando frasi e periodi, détournando costantemente il dispositivo mediatico. È questo, in definitiva, il senso della sua Global Education: un’opera ambiziosa di ri-educazione collettiva, in cui gli spettatori vengono trasportati dal territorio (sicuro, protetto, sterilizzato) dell’arte contemporanea a quello della realtà derealizzata di quest’epoca; dal “presente perpetuo” di un sistema chiuso e autoreferenziale – di un insieme di sistemi che si contrappongono, annullandosi a vicenda in un’operazione a somma zero – alla Storia che si è rimessa potentemente in moto.
Ciò avviene attraverso l’uso sapiente di un linguaggio di marca squisitamente italiana – Boetti e De Dominicis i riferimenti che prevalgono su tutti, e non da oggi – che però non è mai fine a se stesso. L’obiettivo è sempre e comunque quello di scavalcare i confini angusti dell’arte come insieme di convenzioni sociali e istituzionali, di esorbitare continuamente dal mondo artistico per raggiungere e toccare finalmente il mondo “là fuori”.
Così, i dittatori di molteplici luoghi spazio-temporali incastonati nelle strutture comunicative occidentali (che ci sono così familiari da comporre ormai una seconda natura, e i cui meccanismi sono efficacissimi proprio perché quotidianamente fruiti), ridotti e innalzati al rango di celebrities, sono in realtà figure della dittatura in cui noi viviamo costantemente immersi: una dittatura tanto più potente e pervasiva perché invisibile, priva di icone riconoscibili e di rapporti di forza violentemente espliciti.
La grande mappa nell’abside della ex chiesa di San Matteo a Lucca sviluppa un discorso iniziato con l’opera per L’etica prima della forma, la mostra italiana curata da Raffaele Gavarro in occasione della Biennale de L’Havana, e che prosegue oggi con il tavolo realizzato per la collettiva Visioni (Civitella del Tronto, Fortezza Borbonica), a cura di Giacinto Di Pietrantonio e Umberto Palestini: i messaggi e le riflessioni si riordinano all’interno di una geografia al tempo stesso mentale e storica, che attribuisce all’arte il compito di riconoscere e di svelare i processi effettivi al di là delle traduzioni ufficiali e delle semplificazioni retoriche.
Christian Caliandro
Lucca // fino al 31 luglio 2012
Giuseppe Stampone – Global Education
a cura di Giacinto Di Pietrantonio
EX CHIESA SAN MATTEO
Piazza San Matteo 3
02 26924450
[email protected]
www.prometeogallery.com
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