Intersezioni, grandezza e limiti
Intersezioni, un focolare dell’arte contemporanea che si accende nella sua settima edizione facendo brillare nella notte del torpore estivo quel Meridione spesso troppo distante dal corso continentale degli eventi. Un segno ulteriore, forse, del nuovo corso della storia che si impone violenta tra le sponde antiche del Mediterraneo. A Roccelletta di Borgia fino al 7 ottobre.
Eterno, il mare tra le terre assiste all’onda che scuote le terre di Spagna, che sferza da Palermo a Tel Aviv, che impazza l’Egeo, che matura i fiori rossi della primavera di Tripoli. Strano posto la Calabria; il paradosso è il suo paradigma. Pendant di bellezza e crudeltà, perenne depressa e sposa sacrificale della più florida multinazionale italiana, monti aspri e acque argentine. Come vittima di un incantesimo, la Calabria rivela a ogni volto la maschera di un paradosso, anche in arte contemporanea.
Esclusa dai riti dell’arte per dieci mesi l’anno, Catanzaro sa inventarsi, a luglio, la chiave di un’assordante ribalta. Con Daniel Buren, Intersezioni si garantisce un lampo di luce di intensità internazionale, un abbaglio prima del sopravvento dell’ombra.
Buren è invitato a colonizzare il MARCA e il Parco Archeologico di Scolacium. Il contributo del curatore può rivelarsi qui fondamentale; il suo spessore si misura nella lucidità del suo sguardo. Nonostante l’attuale scenario storico miri alla definizione di una dimensione mediterranea “altra” rispetto a quella “atlantica”, Intersezioni ricorre inevitabilmente a risorse intellettuali ed estetiche prettamente continentali. Negli spazi del MARCA, le opere di Buren diventano pagine di immediata lettura visiva, nella dimensione conclusa e astratta del museo però, i lavori rinunciano al rapporto col reale, al confronto che è il sale del lavoro del francese.
Diagnosi opposta per Scolacium. Per chi si misura da anni con la natura pubblica di giardini e spazi urbani, la viva storia che permea potente dalle vestigia del parco costituirebbe per l’artista un panorama inedito di possibili tangenze e confronti. Nel merito, le opere galleggiano nel limbo della piccola irriverenza cromatica, dell’inchino pigro al sacro classico imperituro.
La poetica/politica di Buren si sostanzia tra riconoscibilità del segno e straripamento dell’arte nel mondo. L’insistenza delle bande di colore paiono l’epilogo hollywoodiano della medesima saga che per altri autori di metà Novecento è rimasto televisivo, a emittenza locale. In clima di rifondazione del ruolo dell’arte contemporanea, il lavoro di Buren si rivela eterno figliol prodigo dell’equivoco avanguardista di Mr. Novecento.
Luca Labanca
Roccelletta di Borgia // fino al 7 ottobre 2012
Daniel Buren – Costruire sulle vestigia: impermanenze. Opere in situ
PARCO ARCHEOLOGICO DI SCOLACIUM
Via Scylletion 1
MARCA – MUSEO DELLE ARTI DI CATANZARO
via Alessandro Turco 63
0961 746797
[email protected]
www.museomarca.com
www.intersezioni.org
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