Non solo Olimpiadi. Il bouquet di grandi mostre a Londra
Il turismo a Londra è in netto calo. Colpa delle Olimpiadi. Sono i paradossi degli eventi di massa, e a rimetterci - si fa per dire - è la cultura, almeno per qualche settimana. Ma a guardare il bicchiere mezzo pieno: perché non prendere un volo low cost e sfruttare il momento per andar per mostre? Una panoramica ellittica sui big events.
Inizia agosto, le gallerie sono in buona parte in fase letargica, ma i musei viaggiano a regime. E ci sono pure meno code del solito. E allora l’occasione è buona, mentre tutti sono chiusi negli stadi olimpionici, per salutare di passaggio l’ultimo grattacielo di Renzo Piano e poi rifugiarsi nelle sale museali.
A partire dalla Turbine Hall della Tate Modern, che ospita l’ultima “installazione” targata Unilver, che ha annunciato la chiusura dei cordoni della borsa (e la stessa Turbine Hall chiuderà per alcuni anni, causa cantiere per la Tate 2). Di scena, e non è una metafora, il nuovo lavoro di Tino Sehgal: 200 performer per un’esperienza come di consueto… toccante. E se quella di Sehgal è una performance da non mancare, la possibilità di visitare la Tate di notte è un altro atout non da poco. Ve lo abbiamo raccontato qualche giorno fa, il progetto di Olafur Eliasson. Non resta che provare a prenotare. E se non ci fossero più posti disponibili, ci si può sempre “accontentare” delle mostre più classicamente intese: non vorrete mica ripartire da Londra senza aver visto la retrospettiva di Damien Hirst, e già che ci siete l’antologica di Edvard Munch?
Visto che nel suggestivo tragitto che conduce dalla Shard alla Tate si passa accanto al Globe, Shakespeare non può non venire in mente. Per farne una scorpacciata, la soluzione è dirigersi verso il British Museum, dove è allestita la mostra Shakespeare: staging the world. Che significa: leggere Londra, la sua nascita e vita come metropoli attraverso le lenti ermeneutiche del teatro shakespeariano, che è poi un mondo. Lo riflette, lo interpreta, ma pure lo performa, cambiandone gusti e orientandone tendenze.
Una mostra del genere può magari stimolare un sussulto nazionalistico. La reazione media è cercare di mangiare una buona pizza in loco (e non credete, di pizzerie di altissimo livello ce n’è almeno un paio a Londra), ma per mantenere un certo standing si può dirigere la propria verve prima alla National Gallery, dove il protagonista assoluto del momento è Tiziano, poi verso la Estorick Collection, che è una collezione d’arte moderna italiana, e in questo periodo ha organizzato una gran bella rassegna dedicata all’astrazione nostrana nel periodo 1930-1980.
Già che ci si è inoltrati nelle complessità dell’oltre-figurativo, perché non fare un passo ulteriore? L’occasione, unica, la offre la Hayward Gallery, che propone nientemeno che una mostra su… l’Invisibile. Su queste colonne ne abbiamo già parlato attraverso la filosofica penna di Tiziana Andina. E la visita mantiene le promesse: far divertire gli scettici, far riflettere gli studiosi; ma soprattutto viceversa, che è poi quel che dovrebbe fare ogni mostra degna di tal nome.
Per timbrare invece il cartellino del realismo (non alla realtà ci riferiamo, ma al re, anzi alla regina) occorre veleggiare in direzione della National Portrait Gallery, dove è proprio lei, The Queen, a essere immortalata in ogni foggia e stile in occasione del giubileo di diamanti. E non crediate di assistere a una noiosa infilata di ritratti ingessati: ci sono opere di Wahrol e Freud, Richter e Struth, giusto per citare un quartetto.
E se dalla febbre olimpionica proprio non potete esentarvi – ma di assistere live a un evento londinese non c’è modo, a meno che non si voglia fare un cospicuo investimento presso i bagarini – ci si può sempre consolare con l’esposizione del Design Museum, che strizza l’occhio a sportivi più o meno reali con Designed to Win. Attenzione però: è assai probabile che, anche con quelle scarpette ultratecnologiche, non si sfondi il muro dei 10 secondi per percorrere i cento metri piani.
Marco Enrico Giacomelli
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