Il museo come agorà. Da Bolzano parla Rein Wolfs
Curatore ospite per il 2012 al Museion, Wolfs ha invitato 14 artisti a confrontarsi all’interno di un museo che accoglie la dimensione della piazza all’interno delle proprie porte. Un tentativo di ritorno a una democrazia diretta che parte proprio dal mondo dell’arte. Ce lo spiega in anteprima lo stesso curatore, mentre la mostra inaugura il 14 sera.
Nel suo libro The Return of the Public, Dan Hind approda a un nuovo modo di concepire il giornalismo che eviti la formazione di un pubblico elitario. Cosa significa invece creare un nuovo pubblico nel mondo dell’arte?
La mostra riguarda non tanto il creare un nuovo pubblico, quanto il reagire all’esistenza di un nuovo pubblico. Se il pubblico è in grado da sé di produrre immagini creativamente, questo significa che l’arte deve cercare dei modi intelligenti di definire le proprie qualità di produzione artistica. Una possibile strategia è sottolineare la capacità degli artisti di trasformare qualcosa di reale in un’opera d’arte. La ricomparsa dei ready-made nell’arte contemporanea ne è un segno. In The New Public ce ne sono presenti diversi.
È casuale la scelta di Rossella Biscotti e Matias Faldbakken, due artisti presenti a Documenta 13? C’è una relazione tra il considerare l’arte nel contesto delle pratiche e le forme del conoscere e concepire la mostra The New Public come un foro?
Che Rosella Biscotti e Matias Faldbakken siano anche a Documenta è piuttosto casuale. Ho lavorato con Faldbakken prima e considero il suo lavoro strettamente correlato alla nostra società. Rossella Biscotti è un’artista molto intelligente, specialmente nell’aver a che fare con questioni ideologiche e storiche. Sicuramente è importante che l’arte sia vista come un modo di guadagnare, collezionare, riflettere e occuparsi di conoscenza. In questo senso, la mostra vuole essere un forum di riflessione sul contemporaneo.
In mostra ci saranno installazioni, video, sculture, disegni, ma sono previste anche performance come quelle di San Keller. Qual è il passo ulteriore rispetto alla performance degli Anni Settanta nel coinvolgimento del pubblico?
La Performance Art all’inizio era molto legata alla figura dell’artista stesso. Spesso il corpo era in primo piano quasi come un tipo di medium scultoreo. La Performance Art contemporanea è più socialmente orientata e spesso ha a che fare con la ricerca di un rapporto con il pubblico. Naturalmente c’è anche l’installazione performativa in cui l’installazione stessa diventa attiva. La performance di San Keller ha a che fare con il “going public” dei soggetti individuali.
Nell’agorà ci si riuniva per legiferare e cambiare lo stato delle cose. E il pubblico di questa mostra?
Spero che si ritroveranno in un’agorà con impressioni differenti e a volte complesse che li conducano in una situazione discorsiva in cui loro riflettano insieme con altri. Credo che lo spazio del museo potrebbe essere visto come uno spazio molto concentrato che utilizza alcuni aspetti propri dello spazio pubblico per rafforzare il senso di realtà e creare un genere di piazza cittadina in cui si discute di questioni urgenti.
Antonella Palladino
Bolzano // fino al 13 gennaio 2013
The New Public. Una nuova dimensione pubblica e un nuovo pubblico
a cura di Rein Wolfs
MUSEION
Via Dante 6
0471 223413
[email protected]
www.museion.it
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