Il tempo di ogni cosa. In Basilica
A Bergamo, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, una doppia personale ne trasforma, per la quinta volta, gli spazi dei matronei. Dan Rees e Francesco Arena ricostituiscono alcuni dettami architettonici, insistendo sul concetto di adesione al tempo. Fino al 7 ottobre.
Negli spazi laterali dei matronei, la Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo chiama a esporre una coppia di artisti contemporanei. Con il titolo Ogni cosa a suo tempo, il cantiere secolare espone alcuni lavori di Dan Rees (Swansea, 1982; vive a Berlino) e Francesco Arena (Torre Santa Susanna, 1978; vive a Cassano delle Murgie), dopo aver già ospitato nomi quali Adrian Paci e Andrea Kvas, Daniel Knorr e Riccardo Beretta, David Adamo ed Ettore Favini, Navid Nuur e Alis/Filliol.
Al quinto appuntamento, le stanze nascoste dei matronei, nella Basilica dei Maestri Campionesi, sono state aperte nuovamente per allestire questa doppia personale. Ogni elemento architettonico degli alvei allestitivi viene modificato con delicatezza, assorbendo simultaneamente i lavori di Rees e Arena. Negli spazi austeri, sia l’artista italiano che il gallese solidificano il concetto di tempo: l’uno verticalizzando la plastilina per creare passaggi di stato e l’altro incidendo la pietra per testimoniarne la fondatezza del linguaggio. I lavori presenti sono quattro: un’estesa installazione a parete di Rees e tre sculture epigrafiche di Arena. Ma curiosamente, rispetto agli altri capitoli, il percorso di Ogni cosa a suo tempo sembra andare oltre se stesso, costituendo una sorta di incrocio ideale fra piani geometrici e assi dalle diverse superfici.
A partire dalla navata centrale, Arena dialoga con il tempo della storia negandolo; inserendo, ad esempio, una lastra di marmo che trasforma l’epigrafe sottostante la lapide di Donizetti (monumento di Vincenzo Vela del 1855) da Hic jacet a Hic non jacet e segnalando la presenza della mostra. All’ingresso dei matronei, invece, l’artista pugliese ripercorre le orme di Sant’Agostino e fa rinvenire parte della pavimentazione bicolore della Basilica, incidendo, fra marmo nero e marmo bianco, il riflesso della celebre frase: “Io stesso sono divenuto domanda”. Infine, Arena concepisce un piedistallo di argilla che permette all’artista, salendoci sopra, di guardare negli occhi il Sant’Alessandro, soggetto del grande telero del matroneo (Senza titolo, 2012).
Rees, all’opposto, ripercorre la storia del tempo affermandola nuovamente. L’artista infatti ricostruisce, o meglio rievoca, con la plastilina le vetrate e i colori cristallini che adornavano le arcate delle finestre del matroneo, chiuse durante i lavori al cantiere della chiesa in epoca barocca.
Ginevra Bria
Bergamo // fino al 7 ottobre 2012
Ogni cosa a suo tempo – Capitolo V: Dan Rees | Francesco Arena
BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE
Piazza Duomo
www.operapiamia.it
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