La guerra in mostra
Una mostra monumentale al Centre Pompidou di Metz inaugura le manifestazioni francesi per il centenario della Prima guerra mondiale. È “1917”, che mette in luce la complessità di un anno difficile da raccontare. Se è ormai impossibile trovare qualcuno che ne trasmetta la memoria, non resta che visitare la mostra. Fino al 24 settembre.
C’è un carro armato nell’atrio luminoso del Centre Pompidou di Metz. Chi crede sia un’opera d’arte contemporanea, ricordandosi magari Track and Field presentata alla Biennale di Venezia del 2011 da Allora & Calzadilla, si sbaglia. Si tratta, infatti, di una vera macchina da guerra, che introduce a 1917. Una data che riassume e condensa un momento storico di cui si vuole conservare la memoria, attraverso l’esposizione di dipinti, fotografie e materiale d’archivio.
Un anno denso di avvenimenti: ripercorrendone la cronologia, risulta sorprendente come possano essersi succeduti la prima mostra Dada a Zurigo e la ripresa del conflitto sottomarino senza restrizioni da parte della Germania, l’ingresso in guerra degli Stati Uniti d’America e la registrazione del primo disco commerciale di musica jazz a New Orleans. Non si tratta di una mostra storica, però. Si vuole mettere in scena – la metafora teatrale risulta estremamente appropriata – lo Spirit of 1917, come recita un manifesto della marina militare Usa.
Un obiettivo ambizioso, che viene perseguito con coerenza su entrambi i livelli dell’esposizione attraverso accorgimenti museografici che riescono a rendere il contenitore perfettamente funzionale e che legano il contenuto all’allestimento. Al piano superiore, dove inizia il percorso, un muro grigio accompagna i passi del visitatore: contiene testimonianze e documenti storici, mentre alle pareti i grandi nomi della storia dell’arte del Novecento emergono tra decine di dipinti amatoriali realizzati dal fronte. Se le prime sale della mostra portano a ritenere che la produzione artistica del 1917 sia stata uniforme, per la ricorrenza di soggetti e tematiche, col procedere ci si imbatte in un panorama estremamente frastagliato, raggruppato in isole monografiche (Matisse), tematiche (Ready-made, Esotismi, Evasione, Fervore religioso) o geografiche (Russia, Paesi Bassi, Zurigo).
Il piano inferiore è stato trasformato in una gigantesca spirale. Ci si trova in un labirinto di cui, una volta entrati, non si vede l’inizio né la fine, a indicare il vortice fisico, intellettuale ed emotivo dell’epoca. L’attenzione si concentra sul rapporto tra la creazione, la distruzione e la ricostruzione, con focus sul paesaggio, sull’architettura e sull’uomo: le immagini delle devastazioni dei corpi conducono immediatamente gli art trotter a dOCUMENTA (13) con The Repair from Occident to Extra-Occidental Cultures di Kader Attia. Trascinati nel tourbillon di immagini e sculture, si viene catapultati nell’occhio del ciclone: Parade di Pablo Picasso si impone con i suoi 170 mq, la sua opera più grande. È il sipario creato per il balletto rappresentato a Parigi il 18 maggio 1917 su un soggetto di Jean Cocteau, che racconta la storia di alcuni saltimbanchi alla disperata ricerca di successo. Incredibilmente attuale.
Marta Cereda
Metz // fino al 24 settembre
1917
a cura di Claire Garnier e Laurent Le Bon
CENTRE POMPIDOU – METZ
1, parvis des Droits-de-l’Homme
+33 (0)3 87153939
[email protected]
www.centrepompidou-metz.fr
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