Venezia. La Biennale di Architettura è appena stata inaugurata. E anche Palazzo Grassi apre una rassegna eccellente. Eppure, a Casa Tre Oci, in Giudecca, una mostra di artisti russi regala il miglior proscenio per terreni comuni. Fino al 25 novembre.
Via degli entusiasti, a Mosca, fu battezzata così nel 1919, in onore dei tanti rivoluzionari (gli entusiasti, appunto) che la percorsero per uscire dalla città e recarsi, ceppi ai piedi, verso la Siberia. Nel 1930, Ochlopkov (Nikolaj Pavlovič, 1900-1967), regista e attore russo, culmina la propria carriera con la regia di tre film, tra i quali Put’entuziastov (La via degli entusiasti). A Venezia, in Giudecca, in occasione dell’apertura della 13. Biennale d’Architettura, sotto il titolo The way of enthusiasts inaugura uno dei percorsi espositivi più raffinati e organici di tutta la Laguna.
Concepita e realizzata da V-A-C (una delle più rilevanti fondazioni moscovite per l’arte contemporanea, quest’anno coinvolte attivamente anche nell’organizzazione di Manifesta e Documenta), la collettiva occupa tre interi piani dell’elegante Casa Tre Oci, presentando ventisei artisti russi: a partire da autori che cominciano a essere attivi negli anni Settanta e Ottanta fino alla generazione di artisti della fine degli anni Novanta. Il percorso si concentra sul collasso dell’idea di vivere totale di Khrushchev, basata sul progetto di social housing di massa e sui microrayons, costruiti con l’intento di creare complessi ambienti residenziali. Gli artisti e i lavori presenti in The way of enthusiasts sono tutti altamente impressionati dall’impatto che il fallimento di questi esperimenti architettonici ha avuto, rappresentando e rielaborando i resti, oggi per buona parte mutati in macerie, di abitati fantasmi. Agglomerati urbani che azioni collettive hanno trasformato in segni distintivi le differenze tra centro e periferia.
The way of enthusiasts – veduta della mostra presso la Casa dei Tre Oci, Venezia 2012
Verrebbe la pena di soffermarsi su ogni singola opera (installazioni, video, fotografie) per descrivere al meglio le scelte delle due curatrici. Ci accontentiamo di ricordarne alcune, in ordine di presentazione: l’inaspettata Laundry di Arseny Zhilyaev, con tanto di lavatrici pubbliche funzionanti stile soviet; The creation of a Time unit for Dead Zone del duo Obamainberlin, installazione composta da orologi cucù interrati e asincroni che si replicano lungo tutto il palazzo; e infine Playground di Alexander Povzner, che ricostruisce un giardino pubblico assemblato con elementi fai-da-te. Al piano superiore a al secondo, stupiscono il video polarizzato di Vladimir Logutov e la composizione di incastri multipli di Anastasia Ryabova; e infine la delicata installazione di Olga Chernysheva, dal titolo Windows.
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Ginevra Bria
Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.