Rodchenko il maestro. Cioè l’insegnante
Ai Magazzini del Sale di Venezia approda una mostra che racconta il Rodchenko fotografo e docente. L’esperienza del Vchutemas in cento scatti, esposti fino al 7 ottobre. Con la partecipazione attiva degli studenti di accademia e università.
Sostiene Marshall McLuhan che la tecnologia, nel momento in cui diventa medium rispetto all’ambiente, finisce per far sistema unico con la nostra esteticità, rendendo impossibile la distinzione tra l’opera ideale e la sua realizzazione pratica. Così, anche per Aleksandr Rodchenko, tra i più significativi artefici del Costruttivismo Russo, l’acquisto di una Leica (il primo modello risale al 1925) può avere agito per via subliminale, a livello d’inconscio, “inconscio tecnologico” per l’appunto.
Pittore e grafico di talento, Rodchenko si avvicina alla fotografia relativamente tardi nella sua vita e l’utilizzo di uno strumento pratico e maneggevole si rivela di grande sostegno nella sua costante ricerca di una nuova espressività visiva. La mostra in corso a Venezia – con oltre 100 fotografie tratte da negativi originali e una decina di stampe d’epoca – ne documenta esaustivamente la portata.
Scorci, sottinsù, pose spontanee – elementi caratteristici di una personalissima e innovativa visione fondata sul principio compositivo della diagonale – pure a distanza di tanti anni hanno mantenuto incredibilmente intatta la freschezza e l’originalità di un tempo. Che si tratti di amici (Majakovskij, Tatlin, Brik e tanti altri), di parate di atleti, di lavoratori, di studenti all’opera e nei loro atelier; oppure di piazze brulicanti di gente o di edifici svettanti, ai nostri occhi oggi essi appaiono quali spettatori e attori, testimoni tutti del tentativo di attuazione di quell’utopia la cui vitalità pare rimasta “congelata” negli scatti dell’epoca.
La mostra, interessante dal punto di vista espositivo, lo è ancor più per la valenza “didattica” che intende convogliare. Come annunciato nel titolo e poi approfondito nei saggi a catalogo, l’attività fotografica di Rodchenko coincise con quella di insegnante presso il Vchutemas di Mosca (equivalente e contemporaneo del Bauhaus) e dalle testimonianze dei suoi studenti emerge lo spirito moderno e anticonvenzionale dei “Liberi studi” che all’epoca si stavano formando: “Ci andammo sempre più convincendo che Rodchenko concepiva il mondo in modo personale e moderno. Si trattasse d’arte o di cose di tutti i giorni, aveva sempre un suo punto di vista originale”, si legge in una testimonianza. E un’altra: “Ci condusse nel laboratorio di fotografia. Il gioco che più ci entusiasmava era quello con le ombre degli oggetti di vetro. In queste prove di laboratorio un po’ alla volta arrivammo a capire cosa fossero la luce e l’ombra, la lotta tra il bianco e il nero, e quindi a cogliere la natura del materiale fotografico, quindi della fotografia stessa”.
Affinché l’esposizione non rimanga solo un evento epifanico, ma sia soprattutto un momento di confronto e crescita, gli studenti delle istituzioni coinvolte hanno accolto l’invito, rivolto loro dagli organizzatori e dai curatori, a partecipare fattivamente alla realizzazione della mostra, anche mediante la presentazione di una selezione di opere frutto “dell’addestramento visivo” esercitato sulle opere del russo.
Adriana Scalise
Venezia // fino al 7 ottobre 2012
Il Prof. Rodčenko. Fotografie dallo Vchutemas
a cura di Silvia Burini, Guido Cecere e Aleksandr Lavrent’ev
MAGAZZINI DEL SALE
Zattere 3
www.unive.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati