E l’uomo non è una felce, questo il titolo di una delle sette mostre che hanno preso vita in occasione del secondo ciclo espositivo al Blocco di Taibon Agordino, curata da Gianluca D’Incà Levis, fondatore dello stesso progetto DC.
Alla base il pensiero infiammante, e come risposta un febbrile, instancabile atto creativo al quale gli artisti si sono votati per creare un continuum tra natura e uomo.
Come ogni produzione naturale così quella artistica richiede fatica nell’osservazione, nell’esecuzione e nella comprensione; al bando qualsiasi forma di passivismo contemplativo. Solo così il territorio e la mente ritrovano il loro status, il loro valore primario di interazione e ricerca, fulcro di un vivere attivo, ricettivo e rivelatore.
La materia dolomitica -irto scenario del sito espositivo – non è solo un minerale inerte, ma carne, pensiero e sviluppo antropologico. Qui il rapporto tra esterno e interno viene indagato con richiami di un vissuto mitologico, ancestrale, come nelle opere di Elisa Bertaglia dove istinto, sacralità e razionalità convivono nella fitta selva dell’immaginario; oppure con il persuasivo invito di Fabiano De Martin Topranin a prendere rinnovata coscienza, afferrando guanti e ascia per distruggere il vischioso parassitismo della società industrializzata.
Dunque è l’arte che in questo contesto si impone come spinta energica, che permette un’azione ideativa, analitica, espressiva e divulgativa: essa agisce per sedimentazione, per accumulazione di strati di memoria. Questo accade sia nell’opera di Gino Blanc con una virulenta e performativa creazione, dove bestialità e concrezione materica si fondono in un unico ed imponente essere archetipo; sia nella delicata e minuziosa costruzione di Juri Neil fatta di vari piani che si sviluppano l’uno sull’altro formando una trama architettonica dove l’unità, disposta ordinatamente, crea l’intero.
La realizzazione del vivente come individuo dipende dalla sua capacità di interagire con il mondo e di cogliere con intelligenza ciò che viene offerto; ne è un esempio Giorgia Severi che con to everyone porta nello spazio un elemento esterno e naturale come la pietra, sottolineandone non solo la simbologia primigenia ma anche le qualità di madre, di culla, di levatrice di vita.
La natura è eccedenza, creazione invasiva, incontrollabile nelle sue leggi biologiche, mentre l’uomo, quale suo stesso prodotto, ha tuttavia la facoltà per reindirizzare il caos in generazione sistematica di concetti definiti – facoltà innata di intuizione e decodificazione.
Ed eccoci perciò indirizzati in una terra feconda -fresco humus- dove nuove germinazioni di pensiero mettono solide e forti radici che spingono, penetrano, muovono.
Le opere esposte, frutto di una ricerca sintomatica, offrono un’immagine pulita, trasparente, cristallina, come lo sono l’aria ed il paesaggio d’alta quota.
Arianna Licori
Taibon Agordino // fino al 21 ottobre 2012
e l’uomo non è una felce
Artisti: Elisa Bertaglia, Andrea Visentini, Fabiano De Martin Tropanin, Gino Blanc, Derek Rowleiei, Jury Neil, Emanuele Kabu, Cristian Chironi, Mikayel Ohanjanyan, Giorgia Severi
a cura di Gianluca D’Incà Levis
FABRICA EX VISIBILIA
Località Campagna 1
0437 62221
[email protected]
www.dolomiticontemporanee.net
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