Metti una sera a Catania
Nonostante l’oramai assodata assenza delle istituzioni a Catania, con molti sforzi si continua a produrre arte, a proporre residenze internazionali e a credere che la cultura possa essere una preziosa arma per combattere la deriva politico/finanziaria dell’isola. Una panoramica di cosa è in mostra nella città siciliana.
L’art week etnea si è aperta con Abissale di Gianluca Lombardo, progetto nato in collaborazione con Bocs contemporary space e l’Accademia Abadir che lo ospita. Abissale è un’opera-sacrario che agisce direttamente sulla struttura architettonica dela villa liberty, un vero monumento moderno al memento mori. Il lavoro di Lombardo è maturo, introspettivo e formalmente perfetto, ed è questa perfezione che odora di morte.
Alla Fondazione Brodbeck arriva Orlando, collettiva (David Douard, Yannic Joray, George Henry Longly, Emanuele Marcuccio, Christoph Meier, Katja Noviskova, Andrea Romano) a cura di Luca Francesconi ideata in più fasi e presentata tra L’A project space di Palermo e la fondazione catanese. Complesso ma ricco di spunti interessanti il concept che fa riferimento alla storia della Sicilia, alla sua tradizione e all’immagine stereotipata, ma in continuo movimento, che ne viene fuori secondo una lettura diacronica. Confusionaria, invece, la realizzazione, che risulta poco comprensibile.
Il 6 ottobre, Giornata del Contemporaneo dell’Amaci, Bocs propone una doppia presentazione. Il progetto di crowdfounding di Marco Scifo, Laboratorio Habitat, che prevede l’acquisto di un Folio disegnato dell’artista e colorato dagli acquirenti-supporter dello spazio catanese, e la persoale di Jennifer Hope Davy, risultato di una lunga residenza in via Grimaldi dell’artista americana. Castrato è il prodotto di un’affascinante ricerca che include un testo scritto dalla Davy ricco di suggestioni biografiche e derivate dal territorio etneo che l’ha ospitata. La mostra propone scatti e video in cui l’idea di immagine tagliata (e sbagliata) coincide con il taglio d’identità evocato dal titolo.
Finiamo la nostra breve rassegna con Why.te, collettiva (Brevidistanze, Irene Catania, Laura Cantale, Fabrizo Cosenza, Giuseppe Mendolia Calella, Nuovo Cinema Casalingo) curata da Valentina Barbagallo e Salvatore Davì ospitata da Kina, studio di progettazione grafica. I giovani curatori, collaboratori del progetto Balloon contemporary Art and Publishing, riflettono sull’atavica questione del bianco nell’arte contemporanea nella doppia valenza di contenuto/contenitore invitando in mostra anche artisti molto giovani, attuando così una preziosa azione di scouting.
Katiuscia Pompili
www.abadir.net
www.fondazionebrodbeck.it
www.bebocs.it
www.kina.it
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