La prima impressione è: kitsch. Perché l’opera di Adeela Suleman (Karachi, 1970) che si vede entrando in galleria ha due grandi ali in acciaio appese al muro, ai lati di un “corpo” finemente decorato. Il tutto a sbalzo, artigianalmente. Necessita dunque di contestualizzazione e attenzione l’opera di Suleman. Occorre fermarsi un momento in più per leggere quelle forme, per apprendere che il pavone, nella sua cultura, è latore di sventure, per notare che i pesci sono sottosopra, morti, che i fiori attorniano giubbotti esplosivi. E che le strutture che reggono i bassorilievi e i tappeti sono barelle e sostegni per flebo.
Un contrasto, un conflitto culturale che arriva lentamente, ribaltando il sensazionalismo diffuso del contemporaneo. E così si passa dal kitsch all’intellettualizzazione e infine alla sensazione. E magari, si auspica, a una riflessione più compiuta su qualche tema geopolitico.
Marco Enrico Giacomelli
Torino // fino al 17 novembre 2012
Adeela Suleman – I had no choice but to hear you
ALBERTO PEOLA
Via della Rocca 29
011 8124460
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