Picasso a Milano. Mentre a Parigi si restaura
Una mostra scandita temporalmente. Ma - al di là dei periodi connotati da diversi colori, dei movimenti artistici e delle suggestioni “primitive” - si avverte perenne il bisogno di sperimentare. Parliamo di Picasso, che da Parigi arriva a Milano. A Palazzo Reale, fino al 6 gennaio.
Le opere come pagine di diario di un’autobiografia: così è per Pablo Picasso (Málaga, 1881 – Mougins, 1973), che conservava per sé – memoria concreta delle proprie indagini, invenzioni, scoperte, realizzazioni – quei lavori da cui gli sembrava particolarmente difficile separarsi. Ora, quel racconto di una vita, spezzato certo, a singhiozzo, per un artista che non ha mai smesso di dipingere, di sperimentare nella sua lunga vita – la creatività in azione, quasi un duello contro la morte da rinviare – diviene magnifico incontro a Milano, a Palazzo Reale.
Luogo di ritorno: la mostra apre anche un dialogo con le precedenti grandi esposizioni, quella epocale del ’53 (la prima “grande mostra” propriamente intesa), con Guernica ospitato nell’immenso Salone delle Cariatidi (faticosa conquista: Picasso cedette anche per lo spazio, che ancora evocava la devastazione della guerra), e del 2001, poco dopo il crollo delle Twin Towers. Un ritorno dunque, ma speciale: qui s’incontra il “Picasso di Picasso”, le opere acquisite dalla Francia a saldo dei diritti di successione, abitualmente ospitate a l’Hôtel Salé, il Musée National Picasso, palazzo secentesco ora in restauro.
Viaggiano per il mondo intanto queste creazioni, oltre duecento, fra le quali molti i capolavori, che raccontano una vita di continua ricerca, nel confronto con i grandi artisti del passato e i movimenti contemporanei, sempre con l’intima necessità di sperimentare nuove vie, per mirare “alla somiglianza più profonda”, con la pittura, la scultura, mescolando tecniche e materiali. Milano è l’unica data europea. Guernica è ancora nella emozionante Sala delle Cariatidi, ma come proiezione/memoria, accompagnata da alcuni materiali preparatori. Lì è presente anche Massacro in Corea del 1951, come un antico bassorilievo ed evocando Goya.
“Per me la pittura è un’azione drammatica durante la quale la realtà si ritrova disintegrata”, confessava Picasso. Lo sguardo interviene e si sconnettono forme e colori, oggetti e corpi si frantumano e si ricombinano cubisticamente, surrealisticamente in una tensione che, fra le itineranti differenze ideative, permette comunque di riconoscerne la poetica di fondo. Ma quella “drammaticità” – che è lotta con il reale, nella dialettica perenne, instabile, inquieta, necessaria fra vita e arte – conquista una speciale verità nella denuncia contro l’orrore della guerra: l’aspetto ludico, sensuale, irriverente, spesso sfrontato e beffardo di Picasso pare lasciar spazio a una diversa dimensione, pur nella coerenza stilistica. La violenza, il dolore, il male si rivelano nella loro tragicità attraverso l’impegno dell’artista/intellettuale che non dimentica il proprio compito nella storia.
La mostra si snoda cronologicamente. Ed è con infinito piacere che si (ri)scopre che l’andamento è denso, a spirale, in una sorta di perenne bisogno di andare oltre, cercare ancora, ma ritrovando insieme il colloquio con i maestri. Moltissimi i capolavori in mostra. Citando quasi a caso, tra le tante opere note: Celestina, Uomo con chitarra, Le bagnanti, Paolo nei panni di Arlecchino, Ritratto di Olga in poltrona…
Valeria Ottolenghi
Milano // fino al 6 gennaio 2013
Capolavori del Museo Nationale Picasso di Parigi
Catalogo 24 Ore Cultura
PALAZZO REALE
Piazza Duomo 12
02 54911
www.mostrapicasso.it
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